L’Ordine dei medici di Bari esprime la propria solidarietà a tutti i colleghi che oggi aderiranno allo sciopero nazionale dei dirigenti medici indetto da tutte le sigle sindacali.
Al centro della vertenza, riferisce l’Ordine, «gli stessi temi che portarono i medici pugliesi in piazza lo scorso 10 novembre a Bari: progressivo definanziamento del sistema sanitario, carenze di personale, organizzative e strutturali, turni massacranti, iper burocratizzazione che sottrae tempo clinico e impedisce una efficace presa in carico del paziente».
«Nel tempo – spiegano i camici bianchi – le risorse finanziarie e di personale si sono contratte e i servizi offerti ai cittadini si sono ridotti, a scapito della tutela del diritto alla salute dei cittadini, con un numero crescente di italiani che rinunciano a curarsi per motivi economici o che pagano di tasca propria le prestazioni sanitarie. Sono infatti i pazienti le prime vittime di un sistema sanitario che non funziona più, insieme ai medici, costretti a lavorare in condizioni precarie, di scarsa sicurezza e di iper lavoro, che li privano della dignità e serenità di esercizio della professione».
I medici scesero in piazza a novembre per manifestare il proprio disagio, e oggi lo ribadiranno, rivendicando anche il mancato rinnovo dei contratti di lavoro, un passaggio necessario per affrontare il malessere della categoria a partire dalla riorganizzazione del sistema.
«Il disagio dei medici, che è disagio di un intero sistema sanitario, va però affrontato anche a partire da una nuova visione strategica che abbandoni il fallimentare approccio aziendalista degli ultimi anni – aggiunge l’Ordine dei medici -. L’ottica economicistica con cui è stata gestita la sanità negli ultimi anni ha infatti perso per strada i bisogni di salute del paziente. Il medico non può essere valutato per obiettivi ragionieristici, in base a quanto spende, ma per obiettivi sanitari, in base alla risposta che riesce a dare al bisogno di salute dei cittadini. Questo non vuol dire tornare alle spese a pié di lista: la legge costituzionale del 2012 prevede già il pareggio di bilancio per le pubbliche amministrazioni e garantisce quindi un tetto di spesa per la sanità. Tuttavia, le scelte sulle priorità devono essere guidate dai bisogni di salute dei cittadini e non da meri parametri economicistici. Solo così si può individuare una “terza via” che guidi il nostro sistema sanitario al tempo stesso verso la sostenibilità e la tutela del diritto alla salute dei pazienti».