«Dopo la Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) del Ministero dell’ambiente alla Shell per ricerche di petrolio nel Golfo di Taranto, la questione No Triv tra Governo nazionale e Regioni sta diventando una forma di spettacolo, nel segno dell’incomunicabilità». È il commento di Onofrio Introna (Sel) al sì ottenuto dalla multinazionale petrolifera per prospezioni al largo delle coste ioniche di Puglia e Basilicata.
«Dieci consigli regionali – aggiunge l'ex presidente del Consiglio regionale e presidente dell’associazione Socialistideuropa – propongono un referendum abrogativo delle leggi che accelerano l’opzione trivelle e Roma continua invece, come se niente fosse, la corsa verso l’estrazione di gas e petrolio, senza nemmeno accennare una risposta al sistema delle autonomie regionali, che questa estate si è espresso unitariamente, ancora una volta, contro ogni iniziativa legata alla politica degli idrocarburi».
«Si continua ad andare a caccia delle risorse petrolifere inquinanti, scadenti e insufficienti sul fondo dei mari, trascurando l’impatto sulle ben più redditizie fonti economiche già esistenti, quelle turistiche, marinare, balneari e legate al mondo della pesca» sottolinea Introna. Che si rivolge a Emiliano: «Certamente impugnerà i provvedimenti di Via come la Regione ha sempre fatto».
Lo sdegno è trasversale. «È uno scandalo, un affronto alle comunità che hanno espresso una scelta precisa, culminata anche nel deposito dei quesiti referendari approvati all’unanimità dal Consiglio regionale pugliese», dichiara Domenico Damascelli. Il consigliere regionale di Forza Italia.
Protesta anche Dario Stefàno. «La richiesta di 6 referendum abrogativi a iniziativa di metà dei consigli regionali d'Italia non sembra riuscire a fermare l’idea di imporre politiche industriali ed energetiche concepite centralmente e imposte a dispetto dei pareri dei territori» afferma il senatore di Sel.