Cultura

Ritratti dei Romanov all’Hermitage

Caterina Rinaldo
Giovane fotografia di ricerca in esposizione al Castello Normanno-Svevo
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La mostra di fotografia “Luce, materia, potere”, recentemente inaugurata presso il Castello Normanno-Svevo di Bari, tratta del valore identitario e ontologico della fotografia e contemporaneamente della fragilità dell’opera d’arte, che attraverso la luce, diventa elemento concettualizzante del potere stesso.

La luce è da sempre sinonimo di forza, la luce evidenzia, cancella, attraversa la superficie leggibile per raggiungere gli strati più profondi della materia. Nelle immagini realizzate da Alessandro Cirillo, questo elemento fa affiorare il substrato materico di alcuni dipinti, raffiguranti la dinastia imperiale dei Romanov, custoditi presso il Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo.

Questa particolare anomalia, che Cirillo scopre attraverso la sua macchina fotografica, deriva dalla luce della città che condanna il suo stesso potere, e va al di là di una mera operazione documentale, di una fredda indagine analitica, per divenire filosofica e al tempo stesso per realizzare “il sogno artistico di concretizzare una visione senza ricorrere all’uso della materia” (Natura della luce, Marsilio). 

Luce, materia e potere sono elementi strettamente correlati: la luce esalta e diversifica le superfici conferendo ad esse consistenza, matericità,  costituendo un sistema di segni alternati e contrapposti, che determinano un rapporto visivo diretto con l’opera e con il messaggio che si intende trasmettere. La materia ne diviene diretta conseguenza: per inganno o per caso essa affiora o scompare e, trasmette, o non riesce a trasmettere nel tempo, il concetto che è diventato parte integrante di essa. Nelle immagini di Cirillo, la luce diventa metafora della disgregazione della materia e l’eccesso di luminosità porta alla perdita di informazioni.

La luce non pone in risalto, non evidenzia, ma dissolve i volti, l’identità, la memoria storica. La luce si riprende ciò che dà. Essa compie un percorso a ritroso, da simbolica, diventa simbolica di un tragico destino, bruciando alcune aree dei quadri, rendendoli non completamente percepibili. Essa smaterializza il supporto pittorico, disgrega la superficie, cancella la forza espressiva del dipinto. Questo aspetto, riguardando proprio il tema del ritratto, vale a dire un’immagine di potere, esalta la caducità del potere stesso e l’effimera illusione dell’arte e ricorda il tragico destino della famiglia imperiale russa. L’opera d’arte così non è avulsa dal mondo, ma soggetta ad una interazione tra luce e spazio architettonico, tra tempo e materia, tra città e memoria storica. Essa costituisce l’anticipazione del deterioramento del supporto materiale e contemporaneamente ricorda la tragica fine della famiglia imperiale.
L’operazione che Cirillo compie attraverso la macchina fotografica, non consiste nel rappresentare o documentare, bensì nel creare un’opera che abbia una sua autonoma valenza. Quanto apparentemente sembra sconfinare nel campo della riproducibilità dell’opera d’arte è in realtà la creazione di un’opera fotografica, che va oltre la fotografia stessa. Non opera d’arte riprodotta, ma opera d’arte in quanto tale. Creazione di  un oggetto materico, che per questa ragione, assume una propria consistenza, una nuova identità, impercettibile, opposta. Sub specie lucis.

La mostra e il catalogo sono a cura di Carlo Garzia.

Alessandro Cirillo

Luce, materia, potere
ritratti dei Romanov all’Hermitage
a cura di Carlo Garzia
Castello Svevo
28 novembre – 23 dicembre 2012
apertura tutti i giorni: 8,30-19,30
mercoledì chiuso

lunedì 3 Dicembre 2012

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