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Gli “esodati” di via Napoli a Santo Spirito

Gaetano Macina
Diciotto famiglie non hanno una casa perché il loro palazzo risulta inagibile dal 2005, quando scoppiò un incendio
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Il  termine “esodati” viene coniato nel 2012 dai mass media e dalla classe politica per indicare quei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro a seguito di una ristrutturazione aziendale, di un accordo sindacale o di un accordo economico con il datore di lavoro e che contavano di poter accedere in breve tempo al trattamento pensionistico, ma sono rimasti bloccati a seguito della recente riforma del sistema pensionistico.

Si trovano nel limbo del diritto, nè dolce nè amaro, in attesa di decisioni legislative e/ o normative chiarificatrici. A Bari si direbbe né carne né pesce.

Il temine probabilmente si addice sicuramente agli sfortunati cittadini che a seguito di un incendio scoppiato il 10 Gennaio 2005 in via Napoli a Santo Spirito, da 7 anni sono  nel limbo dell’incertezza: non possono rientrare nei loro appartamenti per motivi di sicurezza e d’altro canto non vedono soluzioni concrete a causa della mancata definizione  delle responsabilità e soprattutto della lentezza esasperante della compagnia assicuratrice per quanto riguarda il risarcimento dei danni.

Quel giorno – racconta Giuseppe Cassandra conoscitore dei tragici eventi del 2005 – le 18 famiglie che abitavano nello stabile al civico 16 di vico Traversa a Santo Spirito, alla periferia nord del capoluogo,  non lo dimenticheranno mai. Infatti, nella notte scoppiò un incendio nel piano interrato della palazzina: a bruciare fu un grande quantitativo di carta da imballaggio, di proprietà di una ditta che aveva lì la sua sede. Per fortuna, i Vigili del Fuoco intervennero prontamente, evitando in questo modo che le fiamme si propagassero lungo tutti i quattro piani del Condominio. L’incendio scoppiò verso le due di mattina ed i danni, nonostante l’intervento dei vigili, apparvero subito evidenti e molto gravi tanto che da quel giorno tutti i condomini furono evacuati. Il giorno dopo, infatti, il sindaco Emiliano, con l’ordinanza dell’11 gennaio 2005 dichiarò l’edificio inagibile: secondo i tecnici l’incendio aveva leso due colonne portanti del palazzo, oltre a parte del soffitto del primo piano. Sono passati ormai più di 7 anni, ma il palazzo resta ‘off limits’: c’è da tempo  un lungo contenzioso ancora in corso che vede impegnati gli inquilini, il proprietario del piano interrato e due compagnie assicurative. Qui un tempo c’era anche la filiale di una banca, e un negozio di articoli per animali”.

Tutto questo sarebbe successo – secondo alcuni – perché sembra che il titolare della ditta che aveva sede al piano seminterrato, che nel frattempo ha dichiarato fallimento, non avesse rispettato alcuni parametri antincendio importanti”.

“Eppure – continua il sig. Giuseppe Cassandra, che pur non essendo un condomino, ha a cuore il problema –  qualcuno deve pur farsi carico della questione. Credo, per esempio, che il sindaco ma anche il Presidente Schittulli, il Governatore Vendola,  il Prefetto di Bari possano svolgere un ruolo da garanti per dare un’accelerata a questa intricata vicenda che danneggia tante famiglie che non hanno nessuna colpa per quello che è accaduto".

“Per ben due volte – dice – ho segnalato la questione a Striscia la notizia per rendere pubblico anche a livello nazionale questo ‘scandalo’, ma mi hanno negato il loro interesse liquidandomi con delle banalità. La cosa che trovo intollerabile è che questi sfortunati cittadini debbano pagare seppur in forma ridotta l’IMU e la TARSU, mentre le compagnie assicurative prendono tempo e fanno orecchi da mercante per liquidare le somme da risarcire. Cassandra ancora una volta si affida alle autorità locali per dare una spallata ad così grave problema che danneggia tante famiglie di Bari".

giovedì 20 Settembre 2012

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