Attualità

Disastro nel settore immobiliare

Angela Arpa
Stato di allerta nel campo degli immobili. I costi crescono e le certificazioni flop aumentano
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L’IPE (indice di prestazione energetica) è divenuto, a partire dallo scorso 01 gennaio, un dato obbligatorio nella certificazione degli immobili. Agenzie, come intermediari o privati, si avvalgono della prestazione professionale di esperti in grado di abilitare e rilasciare l'ACE (Attestazione di Certificazione Energetica). Rapporto che indica la quantità di energia necessaria per sostenere un dato immobile.

Consulenza tanto discontinua quanto occasionale se, alla chiusura del I quadrimestre, solo il 2% degli annunci immobiliari di Bari e provincia risulta in regola (contro il 13% circa del dato medio nazionale). Ancora, dall'analisi del mercato immobiliare barese e pugliese, a quattro mesi dall’entrata in vigore della legge, emerge anche che la differenza di classe energetica non incide più di tanto sul valore e sul prezzo di vendita o locazione dell'immobile.

Andrea Rubino, presidente dell’Immobiliare Rubino, sottolinea che “Oltre l’80% di appartamenti, attualmente in vendita o in locazione appartiene alla classe G, cioè a quella con maggiori consumi energetici. Ma di solito, il costo necessario a rendere più sostenibile l'immobile, per riclassificarlo per esempio in classe C o D, non è poi a conti fatti apprezzato dal potenziale acquirente che quando visita l'appartamento da acquistare lo valuta nell'insieme, così come appare, e soprattutto in base al prezzo finale, più basso possibile”.

In arrivo un altro grande flop. Le parole di Andra Rubino lo rivelano. “Una volta ottenuta l'ACE, ed aver speso una somma non indifferente, basta una piccola modifica, come la sostituzione di una caldaia nel frattempo non più funzionante, a rendere non più valido il certificato rilasciato dal tecnico e il proprietario dell'immobile da vendere è costretto, dall'attuale normativa, a rivolgersi nuovamente al professionista sostenendo il costo del rilascio di un nuovo attestato. Un vero e proprio balzello per il cittadino, dunque, specialmente in un momento così difficile, sia per l'economia nazionale sia per lo stesso mercato immobiliare, come quello attuale”.

Dell'analisi effettuata dall'Osservatorio Immobiliare Rubino sul totale degli immobili a Bari e in provincia, il 4% di questi appartiene alla classe A, l'1% è in classe B, l'1% in classe C, il 4% in classe D, il 3% in classe E, il 6% in classe F e l'81% in classe G. In realtà, solo il 2% di questi indica regolarmente i parametri richiesti.

Da un visione più panoramica del mercato immobiliare, lo stesso Osservatorio, evidenzia una diminuzione dei prezzi. A Bari città si registra un calo di sette punti percentuali rispetto al 2011. Gli immobili vetusti e siti in zone semi-centrali subiscono un effetto “ribasso”. Per le zone centrali e le soluzioni in buona condizione, l’inflessione si aggira intorno al 3%.

I tempi medi previsti per la conclusione di una vendita si aggirano sui cinque o sei mesi. La tipologia che va per la maggiore si conferma per il tre vani. I soggetti che avanzano maggior richieste per l’acquisto di un tetto sono famiglie e giovani coppie coraggiose.

Il risultato finale, dato dai fattori in circolo nel setting analizzato, porta ad un lieve aumento degli immobili acquistati con mutuo, una discesa dell'importo medio del mutuo richiesto e il suo peso percentuale nella copertura delle somme erogate per l’acquisto della casa. Dai miti detenuti dal 90-100% si giunge ora ad un amaro 50-60%. Disagio indotto anche e soprattutto delle manovre bancarie.

domenica 20 Maggio 2012

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