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Fibronit – Confermata la condanna per l’ex dirigente della “fabbrica della morte”

Ilaria Discornia
Accertato il nesso tra le fibre d'amianto e il tumore che ha colpito tutte le vittime
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La Corte di Cassazione ha confermato oggi la sentenza a carico di Dino Stringa, ex dirigente della fabbrica, condannato per l'omicidio colposo di un ex operaio morto nel 2006. Cinque mesi e 15 giorni di reclusione a carico dell’uomo ormai 88enne originario Ozzano Monferrato (Alessandria), ex dirigente dello stabilimento di cemento-amianto di Bari.

Dopo la sentenza di condanna a 16 anni dei vertici della Eternit, una nuova decisione ribadisce la recente giurisprudenza in tema di inquinamento ambientale e l'insorgere di malattie nella popolazione. Con la sentenza odierna, si è riconosciuto, infatti il rapporto causa-effetto tra la produzione di manufatti in amianto che avveniva all'interno della fabbrica e il mesotelioma pleurico, un tumore dei polmoni correlato proprio all'esposizione alle fibre aerodisperse dell'amianto.

Oltre che il decesso dell'operaio, la vicinanza all'amianto avrebbe causato anche la morte di altri 13 dipendenti e si stima una trentina di abitanti dei tre quartieri ubicati nei dintorni della fabbrica di amianto chiusa a metà degli anni ottanta: Madonnella, Japigia e San Pasquale.

Ora in quell'area dovrebbe sorgere un parco, una volta completate le operazioni di bonifica ancora in corso e che non poche polemiche sta alzando. Alta è infatti l’attenzione del Comitato Cittadino Fibronit affinchè tutto venga realizzato nel massimo rispetto e tutela della salute dei cittadini.

L’esito finale del processo intentato dalla Procura della Repubblica di Bari nei confronti dei responsabili dei decessi di operai e cittadini, provocati dall’attività della fabbrica Fibronit – ha dichiarato in una nota il sindaco di Bari Michele Emiliano – non lenisce certo il dolore per questa strage infinita di innocenti che la città di Bari ha dovuto subire e subisce tuttora, ma indiscutibilmente ci consente ora di fondare ogni nostra futura prospettiva sulla verità processuale che attesta la perpetrazione di tale gravissimo delitto. Il ringraziamento della città va agli Uffici Giudiziari che hanno, con tanta determinazione e pazienza, ricostruito il complesso ordito probatorio che ha retto il vaglio della Corte di Cassazione, confermando il ruolo insostituibile di questi uffici nella crescita civile della nostra comunità”.

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venerdì 20 Aprile 2012

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