Cultura

A 10 anni dalla morte di Biagi, una conferenza per parlare di flessibilità e lavoro

Laura Bienna
A Giurisprudenza si è celebrato ieri il giuslavorista bolognese e si è fatto il punto sulle attuali proposte governative
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Mai tema fu più appropriato in un periodo storico in cui le lacrime della Fornero e l'articolo 18  sono sulla bocca di tutti,  quello della conferenza tenutasi ieri presso la Facoltà di Giurisprudenza organizzata dall'Università degli Studi di Bari e dal Centro Studi Diritto dei Lavori di Bari e alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il Professor De Marinis e il Professor Pellacani, rispettivamente delle Università del Molise e di Modena e Reggio Emilia, coordinati dal Professor Veneto, padrone di casa.

"La flessibilità nel nuovo mercato del lavoro", questo il titolo dei lavori che hanno previsto anche una tavola rotonda, ha tracciato il percorso che ha portato dalla riforma Biagi alle attuali proposte governative, passando per il pacchetto Treu, per il protezionismo corporativo e per le liberalizzazioni, e ha messo a confronto il nostro modello con quello degli altri paesi europei. Una fra le tematiche non solo fra le più attuali, ma anche fra le più vaste, che ha toccato anche alcuni “punti dolenti” del nostro impianto lavorativo, come pari opportunità, licenziamenti discriminatori, degenerazione della flessibilità e conseguente perdita della speranza di ingresso nel mondo del lavoro. 

La riforma Biagi aveva previsto una lotta alla precarizzazione del lavoro tramite forme di collaborazione che rispondessero alle esigenze dell'impresa ma, di fatto, ha reso la prestazione lavorativa una componente ancillare e l’individuo un elemento fungibile: vera protagonista l’agenzia interinale che, incurante delle vicende personali di ciascuno, domina oggi il mercato del lavoro. Biagi, in realtà, non voleva favorire la precarietà ma aveva capito che diventava difficile mantenere lo stesso lavoro per tutta la vita, quindi cercò di garantire tutela a nuove forme di lavoro. Ma  la flessibilità quale tendenza fisiologica per diversificare il mercato del lavoro non è stata mai colta dal nostro sistema imprenditoriale che ne ha fatto, invece, una fuga dallo schema contrattuale. Le conseguenze? Le sappiamo: collocazione incerta, lavoro a chiamata, staff leasing e un apprendistato che anziché essere una esperienza formativa, diventa sistema di ingresso nel mondo di un lavoro solo a scadenza.

Non è mancato, certo, un richiamo alla scarsa informazione sull’articolo 18: “Tutto ciò che avete sentito, cancellatelo”, avverte Pellacani che si riferisce a tutta quella serie di informazioni imprecise dispensateci dai media.

Il dibattito, in realtà, è stato anche un modo per celebrare il professor Marco Biagi a dieci anni esatti dalla sua uccisione per mano delle Br. Il giuslavorista che ha dato, appunto, il nome alla legge del 2003, la notte prima di essere ucciso, preoccupato per non essere stato munito di una scorta, confessò alla moglie la volontà di andare comunque avanti nel suo operato per due motivi: i giovani e le donne. E di giovani e donne si è cercato di parlare senza retorica, chiedendosi se oggi per un ragazzo vale la pena rimanere in Italia dinanzi al fenomeno dei salari inferiori alla media europea, o dinanzi a una casta che non viene toccata nemmeno da un governo tecnico il quale, invece, non ha scrupoli a chiedere sacrifici ai lavoratori, facendo accrescere in maniera esponenziale quel divario già esistente fra i pochi ricchi e i tanti poveri.

Quello che occorre oggi, si è detto, è una più attuale elaborazione del concetto di lavoro subordinato, un nuovo patto generazionale e di genere, un modello di sviluppo economico pensato in maniera solidaristica nei confronti delle diverse categorie sociali ed anche nuovi principi di rappresentatività dei sindacati, con revisioni della legge e parti in effettiva condizione di parità contrattuale. “Siamo in un nuovo diritto del lavoro” – ha concluso il Professor Germano – “un diritto in cui flessibilità del mercato non può significare precarietà e rinuncia dei diritti dei lavoratori”.

sabato 17 Marzo 2012

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