I dati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese fanno emergere che Bari è al 103 posto nelterzo trimestre 2007 nella graduatoria per saldi di nati-mortalita’delle imprese.
A fronte di 2.083 imprese nate ne’ sono morte 2.333 (con un saldo negativo di 250 e un tasso di crescita -0.15%).
Questi indicatori che chiaramente andrebbero ulteriormente scomposti per una corretta analisi possono già far maturare alcune osservazioni.
A Bari e provincia le imprese che nascono sono comunque molte (2.083), ma la mortalità aziendale per numero di chiusure è la quinta in Italia per numeri assoluti ( 2.333).
Tutto questo può essere attribuibile per esempio ad una politica non attenta al mondo delle imprese (le leggi in vigore di accesso al credito per le piccole e medie imprese dopo i facili proclami si rivelano complicate spesso non accessibili o accessibili per pochi o la strana estromissione dell’Assindustria nei quattro piani strategici della provincia di Bari). La Camera di Commercio di Bari invece vedi le tristi storie precedenti, è particolarmente attenta ad occupare le poltrone piuttosto che ad un reale sviluppo dell’imprenditoria barese, per non parlare del sistema fiscale vessatorio e iniquo con i contribuenti.
Il sistema bancario inoltre dovrebbe talvolta avere più coraggio nel supportare la nostra economia.
Ne’ va sottovalutata l’ombra del crimine organizzato che attraverso l’apertura e l’immediata chiusura di attività imprenditoriali riesce a ripulire il denaro sporco.
Ed infine la burocrazia che anziché facilitare spesso complica la vita degli imprenditori che perdono il loro tempo per risolvere problemi che in un’economia più civile non dovrebbero esistere.
A fronte di questi dati Melchiorre chiede alle istituzioni locali di riportare al centro dell’agenda politica il tema della piccola e media impresa.
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