Attualità

Impresa sociale, il volontariato motore del profitto

Paola Mammarella
Presto a Bari la nuova filiale della Banca Etica
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Sarà attiva da marzo la filiale barese della Banca Etica. Segno che la nuova idea di economia, capace di armonizzare il settore profit e no profit, si sta diffondendo in modo omogeneo. Lo ha annunciato al Meeting del Volontariato Rita De Padova, consigliere di amministrazione della Banca Etica, che si appresta a inaugurare la dodicesima filiale nazionale. Cooperazione sociale, microcredito erogato anche a chi normalmente non può offrire garanzie, energie alternative, cultura e agricoltura biologica le aree finanziate da questo istituto di credito che, attivo dal ’98, applica lo stesso costo del denaro in tutta la penisola e lotta per la parificazione di interessi attivi e passivi. Sono 500 i soci baresi che accettando costi leggermente più alti, motivati da capitalizzazioni trimestrali, possono esprimere pareri sulla concessione del credito in virtù del principio di trasparenza. Contribuendo di fatto a promuovere uno sviluppo equo. “Bisogna sfatare il pregiudizio dell’impresa no profit sempre in deficit”, afferma Massimo Ferlini, vicepresidente nazionale della Compagnia delle Opere, che spiega come il profitto rimanga un dato essenziale. A cambiare è il suo utilizzo.

Nell’impresa sociale viene sempre reinvestito per garantire una crescita costante. Rendere il no profit modello per un nuovo sviluppo è impossibile senza una adeguata legislazione e lo sviluppo della sussidiarietà orizzontale. Elementi che rendono più liberi e responsabili gli operatori e rispondono a bisogni concreti. Solo chi è attivo sul territorio conosce le sue carenze, è quindi necessario sostenere i progetti nati dal basso invece che imporre attività concepite dagli organi centrali. Esempio di impresa sociale è il “Banco Farmaceutico”, nato dall’unione dei farmacisti milanesi nel periodo delle privatizzazioni delle farmacie comunali. Perché realtà simili si sviluppino non è necessario convogliare risorse verso il no profit, ma mettere a disposizione tempo e competenze. Più vicina la “Levante Philantropy”, onlus che collabora con l’ente “Fiera del Levante”, di natura economica. Simili gli obiettivi, improntati allo scambio personale ed economico. Che rendono possibile l’utilizzo strategico dei servizi fieristici a sostegno di capitale umano, immigrazione, formazione, sanità e sviluppo sostenibile. Economia sempre più “contaminata” dal volontariato quindi. Che, per dirla con il sindaco Michele Emiliano rende possibile il raggiungimento della felicità attraverso il dono di sé.

lunedì 12 Novembre 2007

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