Attualità

Gratuità e sussidiarietà, la riforma del volontariato

Paola Mammarella
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Cambiamenti in vista per la legge sul volontariato. L’attuale normativa, la 266 del ’91, deve adeguarsi ai cambiamenti politico sociali avvenuti negli ultimi 16 anni. Confrontarsi con la sussudiarietà, sviluppatasi dopo la modifica del Titolo V della Costituzione italiana, che ha attribuito maggiore autonomia alle regioni. Possibili i conflitti di competenze tra Amministrazione Centrale, Province e Regioni per la modifica della legge che, secondo l’onorevole Mimmo Lucà, presidente della dodicesima commissione per gli Affari Sociali alla Camera, deve essere partecipata. Senza mettere in discussione i cardini su cui si fonda l’identità dei volontari, cioè gratuità dell’opera, sussidiarietà e armonizzazione col mondo del lavoro.

È rimasta disattesa da 16 anni la parificazione del diritto al volontariato con quello allo studio. La normativa del ’91 prevede la possibilità di usufruire di 150 ore di permesso, chance che nessuna organizzazione sindacale ha finora rivendicato perché rischia di rendere i volontari meno competitivi sul mercato del lavoro per le maggiori assenze dalla propria mansione. Colpa della ancora inefficiente rete con le istituzioni, lacuna che i Centri di Servizio al Volontariato, sostanziale novità degli ultimi anni, cercano di colmare.

Dalle indagini condotte dal CSV Bari risulta come il 60% delle associazioni non abbia convenzioni in corso con Comune, Provincia e Asl, lasciando la maglia nera degli interventi alla Regione, solo saltuariamente partecipe. Tema scottante in un Sud affamato di occupazione la gratuità, offuscata da un 41% che ammette la possibilità per i volontari di ricevere compensi e rimborsi spese. Atteggiamento che per l’onorevole Lucà mette in crisi il principio slidaristico, già provato da svuotamento delle organizzazioni e assenza di servizi sul territorio.

Senza politiche di rilancio la riforma legislativa non servirebbe a valorizzare il volontariato, che invece di integrare i servizi esistenti finirebbe per sostituirli. Con il rischio, prospettato dal presidente nazionale dell’Anpas Fausto Casini, di privare la rappresentanza, conquistata a seguito di dure lotte, del suo significato. Stanchi di riunioni che non riescono a soddisfare le loro aspettative, i volontari, la cui vita media all’interno di una associazione si aggira intorno ai 4 anni, chiedono di prestare opere di solidarietà concrete.

Necessaria una nuova prospettiva che, come affermato da Edo Patriarca, componente dell’Agenzia delle Onlus, deve passare attraverso vigilanza, controllo, indirizzo e promozione. Per fornire le linee guida su attività e bilanci, sciogliere le organizzazioni dai futili interessi o che non hanno bisogno di diventare soggetto fiscale. Ma soprattutto per promuovere una nuova mentalità del volontariato, che in caso di insufficianza può aprirsi alle cooperative sociali.

domenica 11 Novembre 2007

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