Politica

A lezione da Veltroni: “L’utopia serve a camminare”

Antonio Scotti
Gremito il Kursaal per la sua lectio. "Necessario restituire alla politica la saggezza, il pudore e il senso di giustizia di cui parlava Platone"
scrivi un commento 9868

Un vero mattatore. Walter Veltroni sbarca a Bari per la sua lezione di politica. La stessa che già sta circolando  da mesi nelle librerie con tanto di dvd allegato. L’atmosfera è quella delle prime di prosa. Fuori dal gremito Kursaal Santalucia, una mini platea che nel fresco del giardino si preparava allo spettacolo. Roba da altri tempi. Anziani, bambini, giovani e vecchi bontemponi della politica. Tutti a chiedersi cosa dirà il sindaco di Roma, assorbiti nella strutturazione di un evento, che lo stesso Walter ha preparato con tanta di quella attenzione ai particolari tipica degli esperti di comunicazione politica.

Chi si aspetta che parlerà del partito democratico rimane deluso. Ai giornalisti non risponde. Punta dritto il palco del Kursaal. Standing ovation iniziale. E via a parlare di politica. Non solo parole, ma anche immagini di pezzi di storia che, attraverso il cinema o la televisione, hanno trovato espressione. Si parte con "Il grande dittatore" di Charlie Chaplin. In quel animo agitato del barbiere che si sostituisce al dittatore di Tomania, si racchiude non solo la satira nei confronti dell’antisemitismo di Hitler, ma anche un lavoro raffinato di ricerca e coraggio. Un film girato nel 1940 con Chaplin che capisce quello che sarebbe stato il nazismo. “Un piccolo uomo – racconta Veltroni – che nella veste di un barbiere inserito tra gli uomini in divisa trova il coraggio di comunicare parole di fratellanza e pace universale”.

Che fine ha fatto quella speranza? E per cercare di spiegare la delusione e il distacco verso la politica, Veltroni inizia la sua lezione a partire dal mito greco di Zeus. Da quando quest’ultimo incaricò i suoi due fratelli Epimeteo e Prometeo a distribuire all’umanita le qualità che le garantiscono la sopravvivenza.

Epimeteo era colui che vedeva dopo, che non coglieva le cose con l’attenzione necessaria. Così dona velocità, forza, artigli a tutte le specie viventi, tranne che agli uomini. Prometeo, invece, era colui che vedeva prima, che capisce che deve evitare l’estinzione dell’umanità. Così sottrae ad Efesto e ad Athena il fuoco e il sapere tecnico, necessario per sopravvivere. “Nonostante questo – incalza Veltroni – gli uomini continuano a rimanere dispersi, vulnerabili. Ciò accade perché, come diceva Platone, non posseggono l’arte politica”.
Occorrerà un intervento di Zeus, che donerà agli uomini pudore e giustizia. Il fine era quello di fondare città, all’interno delle quali scaturirà l’esercizio dell’arte politica, “una vocazione al servizio della felicità degli abitanti della città”.

Dopo un salto di millenni, tuttavia, “la politica non potrà dare più di sé – afferma Veltroni – l’immagine presente della polis. Verrà calata nelle profondità della storia. Non sarà più patrimonio dei nobili. Sarà esercitata per mantenere uguali a se stessi gli ordinamenti sociali”.

E alla domanda che fine ha fatto la politica, il primo cittadino di Roma ricorda il peso assunto dall’economia globalizzata, la struttura di dinamiche sovranazionali che hanno cambiato il volto del pianeta. “Basti pensare agli sviluppi tecnici e scientifici che cambiano il nostro modo di lavorare o alla comunicazione sempre più frenetica”. Così dopo l’ immagine della caduta del muro di Berlino, Veltroni ricorda “come sia utile quel momento storico”.

“Le fedi assolute erano una gabbia che imprigionavano la libertà e avevano la pretesa di spiegare il mondo, mentre ciò che facevano era solo piegare i popoli e gli individui”. La politica è più libera. E il conflitto assume toni liberatori, non ideologizzati. “Altro  rispetto i giudizi sbrigativi che tagliano la storia con l’accetta”.
“La corrente della storia ha portato a valle il ferro delle gabbie ideologiche – ha proseguito Veltroni – e anche l’argento vivo dei valori, degli ideali e dei pensieri profondi”. Oggi però la politica è prigioniera dei tempi brevi, vive di veti e alleanze. “La decisione richiede delega e responsabilità – ribadisce –. E Per questo il potere deve essere il fine e non il mezzo”.

Da qui partono le immagini di Ghandi, John Fitzgerald Kennedy, Mandela ed anche di De Gasperi, Zaccagnini e Berlinguer. Storie di uomini che alla poltica hanno consegnato la loro vita. Semplice utopia?

"C’è bisogno di ritrovare la passione per la politica – conclude Veltroni – . Di riscoprirne la bellezza, e insieme il suo essere lo strumento più alto e nobile di cui gli uomini  dispongono per tracciare il loro cammino, se saranno capaci di restituirle la saggezza, il pudore e il senso di giustizia di cui parlava Platone".

Suggestiva l’immagine conclusiva della politica come orizzonte, ideata da Eduardo Galeano: “Mi avvicino due passi, lei si allontana due passi. Cammino dieci passi, e l’orizzonte si allontana dieci passi più in là. Per molto che io cammini, mai la raggiungerò. A che serve l‘Utopia? A questo serve: a camminare". Giù il sipario. 

sabato 28 Luglio 2007

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti