Attualità

Se l’informazione perde i pezzi (e credibilità)

Tonio Longo*
La degenarazione dei Vespa, Santoro e Travaglio fa "scappare" utenza dalle tv
scrivi un commento 6469

Faccio seguito agli interessanti interventi della Direttrice Dell’Orzo e di Città Plurale.
Vengono oggi alla luce problemi che sono sul campo da tempo, senza apparente possibilità di essere risolti. Vi offro, intanto, due spunti di riflessione.

1) Un sondaggio -che ho letto una settimana fa tra i cittadini italiani- relega la stampa e la TV agli ultimi posti quanto a grado di affidabilità e attendibilità. Peggio dei "politici".
2) Altro dato: l’audience delle 6 principali reti TV italiane, negli ultimi 3 anni, ha perso 2 miloni di spettatori nella
media quotidiana.

Io qui pongo un problema diverso, più particolare, quello del rapporto tra informazione e fatti giudiziari. Un rapporto assolutamente schizofrenico. Da legale, posso tranquillamente testimoniare che il 95% delle notizie riguardanti processi e, in generale, fatti di giustizia così come riportate da stampa e TV è falso o impreciso. Spiace dirlo, ma è così.
Ammetto che si tratti di argomenti troppo tecnici e che non possano essere trattati su quotidiani o TV generaliste come se fossero destinati ad una platea di soli operatori del diritto. Ma i guasti sociali che tale cattiva informazione rende, sono obiettivamente, altissimi. Il compito dei media è quello di informare e non quello di disinformare. Trasformare un processo come quello di Cogne in varietà televisivo con attori che si trasformano in pubblica accusa, avvocati che si trasformano in macchiette, giornalisti che si trasformano in avvocati e tutti (compresi gli spettatori) che si trasformano in Giudici, non è obiettivamente un bel servizio che si rende alla Informazione. Il processo -è bene ricordarlo- si fa nelle aule di Giustizia con regole ben precise.

Mi sono limitato a quell’esempio per non dilungarmi ma casi come questi ce ne sono a migliaia. Se un giorno avrò tempo, vorrei dedicarmi a scrivere un libro sugli strafalcioni della stampa e della TV sulle notizie riguardanti i processi: ci sarebbe da divertirsi.
Oggi discutiamo di un titolo evidentemente errato di un giornale, dorso locale (si dice cosi?) di un quotidiano nazionale che una volta era il più serio ed autorevole. L’errore è evidente – e credo anche ammesso- perchè tra titolo e contenuto vi è una clamorosa discrasia. A me, ora, non interessa la cifra "politica" della questione: altri, più titolati di me su questioni politiche, entreranno nel merito. E’ colpa o dolo del giornale? Io non so rispondere con certezza. Quello che posso dire
è che sviste colossali come queste sono all’ordine del giorno. Oggi fa notizia, perchè vittima è il Sindaco. Come altre volte, è stato vittima il suo predecessore o altre persone esposte al giudizio pubblico. Io sono più propenso a leggere questo grave errore in chiave di "sciatteria giornalistica" di cui oggi i servizi sono purtroppo pieni. Mancanza di voglia di andare a scavare e curiosare; mancanza di cultura di inchiesta. Oggi i giornalisti preferiscono stare seduti alla
scrivania a ricevere le notizie dal collegamento ANSA o dagli informatori mandati nei Tribunali.
Oggi si è passati dallo stile sobrio e dalle inchieste appprofondite di Montanelli, Biagi e Scalfari, alla informazione gossippara di Vespa, Santoro e Travaglio</strong>; ciò sull'errato presupposto che l' "informazione democratica" consista nel far parlare la ggente: da qui improbabili interviste per strada o a gente in costume sulla spiaggia di cui tutti i TG sono ormai farciti.

Confesso che il mio sogno nascosto è quello che una giornalista rampante si avvicini a me per una di queste interviste da spiaggia magari sul problema delle pensioni e magari mentre sto per andare a fare il bagno: ho ben chiaro cosa le risponderei, ma dubito che l’emittente provveda poi a trasmettere la risposta in TV: rischierebbe una brutta figura l’emittente e la giornalista rampante: a proposito, come mai non mandano mai maschietti a fare queste interviste dementi sulla spiaggia?

Allo stato, temo non ci sia rimedio. Le proposte di legge -di cui si parla- sul divieto di pubblicare le intercettazioni mi paiono inopportune e sarebbero facilmente raggirabili. Del resto -a sentenza pubblicata- mi pare che pubblicare le intercettazioni (legali, cioè quelle disposte dal PM) che riguardino la persona condannata assolvano pienamente al dovere di cronaca. Altre intercettazioni un po’ meno, ma, ripeto, un divieto per legge mi sembrerebbe antistorico.
Anche l’autoregolamentazione dettata da fantomatici criteri deontologici che i giornalisti ogni volta ci promettono mi sembra una presa per i fondelli.
Forse dovrebbe scattare un meccanismo che faciliti chi, accertata vittima del gossip mediatico, intenda chiedere un risarcimento del danno. Voglio vedere se, di fronte alla prospettiva di perdere 1 anno di stipendio, la giornalista in questione, la volta successiva, si lascerà andare -per sciatteria o vanità- a calunnie mascherate da diritto di cronaca.
Ultima proposta. Vi sono tanti giovani avvocati che il mercato, soprattutto al Sud, relega inesorabilmente ai margini: che ne dice, Direttrice, se una legge costringesse i quotidiani o le TV ad assumere e far firmare il servizio di cronaca giudiziaria o cronaca legislativa a chi, laureato in giurisprudenza ed abilitato alla professione di avvocato, dimostri di aver esercitato la professione da almeno 5 anni? Sono convinto che ci sarebbe meno sciatteria, meno chiacchiericcio e più puntualità sui giornali o nelle TV. Senza offesa per i giornalisti.
*lettore di Barilive

giovedì 28 Giugno 2007

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti