Cultura

Diversamente uguali: il tema del terzo millennio

Mariangela Del Vecchio
Fra astrettezze giuridiche e incandescenti necessità esistenziali, la dottrina cerca di incontrare la prassi
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Uno degli articoli del Trattato che adotta una Costituzione europea sancisce  il rispetto delle diversità religiose, culturali e linguistiche in nome dell’uguaglianza dei cittadini europei. Tuttavia, alla luce dei profondi rivolgimenti sociali, cosa vuol dire “eguaglianza” e come essa si coniuga con la diversità?”.

Questo, in sintesi, l’interrogativo che ha innescato l’effervescente dibattito organizzato, presso la libreria Laterza, in occasione della presentazione di Eguaglianza e diversità culturali e religiose. Un percorso costituzionale, ultima fatica di Nicola Colaianni, docente di diritto ecclesiastico e comparato nonché ex giudice della Corte suprema di Cassazione.

Il volume, edito dalla casa editrice il Mulino, nelle parole del giornalista Nicola Signorile, presente all’evento in qualità di interlocutore privilegiato, “non ha nulla a che vedere con l’astrattezza della giurisprudenza” giacché pone il lettore a confronto con “i problemi pratici della libertà” cercando di analizzare  i risvolti della “condizione multiculturale”  generata dalle migrazioni e dal contatto sempre più serrato tra popoli in un contesto fortemente globalizzato. In particolare, ha proseguito Signorile, “il merito di Colaianni sta nell’aver tracciato un’accurata rassegna di tutte le declinazioni del multiculturalismo e delle sue ripercussioni sulla problematica dell’eguaglianza”, muovendo dal “patriottismo costituzionale” teorizzato da Habermas alla “modernità liquida” tratteggiata da Bauman, una modernità  in cui, cioè, “i confini tendono a spostarsi prima ancora di poter prendere una forma giuridica stabile”.

Tuttavia, il testo di Colaianni non si presenta come uno sterile esercizio giuridico quanto piuttosto come un’attenta indagine sociologica, filosofica e, in ultima istanza, umana, sui diversi approcci che, contendendosi lo scettro nell’arena della discussione teorico-politica, si riverberano ineluttabilmente sui comportamenti umani e sui risvolti concreti della convivenza tra popoli diversi.  A tal proposito Colaianni, in un intervento appassionato, ha sottolineato i pericoli delle “rivendicazioni identitarie” e delle forme di assolutismo ma anche le insidie di  un relativismo cognitivo, esaltato da Hans Kelsen come tratto distintivo della democrazia, che  può sfociare in un relativismo morale in grado di sostenere l’affermazione della dittatura della maggioranza e l’utilizzo della  diversità culturale come scriminante a livello penale.

All’interno di questa minacciosa deriva plebiscitaria”, ha incalzato il governatore Nichi Vendola, occorre pertanto evitare che, in un contesto in cui “un confessionalismo spinto al massimo grado si contrappone  ad un laicismo deteriore”,“l’identità propria si presti ad essere usata per bastonare l’altrui identità”

L’orizzonte verso cui l’Europa come entità unitaria deve puntare, infatti, ha concluso Vendola, deve essere rappresentato dal “pluralismo delle differenze” professato da Don Tonino Bello e non dal “rifiuto fondamentalistico dell’altro” in nome di un’uguaglianza che omologa e annienta le diversità. Solo in tal senso, nelle parole di Colaianni, “ ha senso proclamare di poter essere eguali giuridicamente ma diversi”.

martedì 24 Aprile 2007

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