Cultura

Licia Maglietta racconta: Una volta in Europa…

Mariangela Del Vecchio
Al teatro Kursaal Santalucia, in scena il nuovo spettacolo diretto e interpretato da Licia Maglietta
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Lo spettacolo ha inizio: accompagnato dalla voce di Licia Maglietta, autrice delle scene, regista ed interprete unica della pièce tratta dall’opera di John Berger, il sipario si leva dischiudendo alla vista dello spettatore uno scenario semplice, povero di oggetti in cui Odile, la protagonista, è legata con un sottile filo nero ad un deltaplano con il quale si sta librando sulla terra natìa.

Odile, rivolgendosi idealmente al figlio Christian, in volo accanto a lei, inizia a raccontare la propria storia: Una volta in Europa, infatti, si presenta come il tentativo di dare voce agli aspetti più semplici e, al contempo intensi, di una vita che diviene racconto e che non richiede per sé altro scenario che il cielo e i ricordi di colei che l’ha vissuta.
Protagonisti di questo volo nella memoria, volto a “ripassare i ricordi”guardandoli dall’alto, sono  tre uomini e, dunque, tre importanti espressioni d’amore: il padre di Odile, deciso a difendere il proprio podere dal dilagare dell’industria e del suo dominio territoriale e morale, Stéphane Pirolov, primo grande amore di Odile e padre di Christian, tragicamente inghiottito dagli altiforni della fabbrica e, infine Michel,  amore adolescenziale e compagno di vita dopo la morte di Stéphane, a cui la fabbrica ha portato via le gambe durante la giovinezza.

Uno scenario storico, dunque, a cavallo degli anni Cinquanta, incastonato nella provincia francese tra i monti che separano la Francia dall’Italia, in cui si snodano le vicende di Odile, narrate con lo stupore e l’ingenuità di chi riesce ancora a meravigliarsi, nonostante il dolore, e a rivivere, rimembrandole, le esperienze di una vita giudicata, come quella di ogni adulto, “incompiuta”.
Ad accompagnare il volo di Odile, solo il cielo, adornato da pochi drappi, il quale, come fosse lo specchio della vita della protagonista, muta i suoi colori transitando, di volta in volta, dal bianco, all’azzurro, al verde, al rosso fino al nero della morte e del nulla in cui il povero Stéphane è scomparso.
Uno spettacolo delicato, dunque, applaudito con forza dal pubblico presente in sala, in cui la storia unica di una donna si trasforma nella storia di tutti, nell’esemplificazione di una vita che scorre senza un perché come fosse trasportata dal vento. E, infatti, Odile, in chiusura, indicando a Christian degli aironi in volo sentenzia: “di’ loro che non c’è niente da sapere…”.

domenica 15 Aprile 2007

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