Politica

Post-Putin: Bari adesso Cambia davvero?

Antonella Ardito
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L’aria fresca e leggera di primavera, il centro libero dalle auto, Corso Benedetto Croce arteria di scorrimento tranne nell’unico momento di vero giubilo che ha avuto la visita di Vladimir Putin a Bari, quando i baresi incuriositi e liberi dal lavoro (perché la mattinata all’ombra del Piccinni non avrà visto più di mille persone in piazza, pochine per un vertice internazionale) si sono assiepati ai cancelli della circoscrizione Carrassi-San Pasquale.

Ma quello che viene da pensare, 24 ore dopo l’arrivo dei russi a Bari, è che aldilà degli accordi sulle banche, sul gas, sulle adozioni e in particolare lo scambio della Chiesa Russa con la caserma Rossani, alla città non resta molto. Un asfalto nuovo su Corso Vittorio Emanuele e una volontà di essere centro di riferimento per la politica estera dell’Italia nei confronti del paese più grande del mondo (17.075.400 Kmq).

Bari bellissima, Bari ordinata, Bari pulita: basta un vertice internazionale, un’occasione di pubbliche relazioni con il mondo a farci capire che possiamo essere competitivi a promuovere la città oltre i nostri confini? Romano Prodi ha detto ai nostri diretti rappresentanti “Svegliatevi”, chiede misure di marketing attrattivo; ma per fare questo non serve molto  proclamarci russi d’adozione. Con questa Russia guidata da un uomo che non garantisce la libertà di stampa, che  continua a glissare sulla situazione del popolo ceceno bisognava usare di più le pinze, non solo i sorrisi.

L’inclinazione all’accoglienza è un tratto tipico dei meridionali ma stendere tappeti rossi per un giorno non basta: Bari è la città del CPT del San Paolo. Cosa accade in quel centro oggi, come vengono accolti gli immigrati? Ma forse questo tipo di accoglienza non fa notizia, non paga più dal punto di vista mediatico.

Tolti i tappeti e le pietre della Murgia (continuo a chiedermi ancora oggi se sia stato giusto allestire una “macchia” di Puglia in pieno centro) c’è da capire se questo vertice ha lasciato nelle menti dei baresi qualcosa di più degli occhi di ghiaccio di Putin o i complimenti del Premier Prodi.
Vogliamo essere grandi, belli e bravi: ma c’è ancora da fare, un lavoro certosino che deve partire dalla istituzioni. Serve la spinta di un altro vertice per ripensare Bari? O da oggi si ricomincia a lavorare consegnando la visita di Vladimir Putin alla storia e guardando in faccia le realtà della città?

PS Ci siamo divertiti a fare qualche scatto durante il vertice. In gallery un piccolo reportage per immagini. Nella mattinata grazie ad un computer portatile abbiamo lavorato nella sala stampa, attrezzata con 120 postazioni collegate alla rete. La parola d’ordine del vertice è stata POOL: ogni giornalista e cineoperatore era munito di un pass che gli consentiva libertà di azione, ma c’è stata una suddivisione dei 500 accreditati a seconda dei vari luoghi del vertice. Sei erano i momenti da descrivere e immortalare secondo l’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, dagli onori militari alla visita alla Chiesa Russa. C’erano giornalisti senza pool, altri con tutti i pool, tante targhettine appese al collo con numero di riferimento e di colore giallo. Con il pool numero tre abbiamo deciso di fare le foto al Castello Svevo, dove nelle sale di Federico II si sono incontrate due culture lontane e diverse. Il grande imperatore avrebbe apprezzato.

giovedì 15 Marzo 2007

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