Cultura

Balafon XVI edizione: il veicolo linguistico

Mario Bucci
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Il valore aggiunto di un festival cinematografico o di una retrospettiva su un autore, o di un qualsiasi cineforum che voglia distinguersi dalla massa delle comuni proiezioni, è quello di dare la possibilità al pubblico di vedere film in lingua originale. Su questo tema il cinema italiano si è sempre distinto per la sua assurda incapacità a proiettare film in lingua madre, ricorrendo praticamente sempre al doppiaggio, caratteristica che da un lato ha reso famosa questa particolare scuola, ma dall’altro ha impoverito le capacità intellettuali di un pubblico fin troppo viziato.

È accaduto dunque ieri anche al Balfon Film Festival – Arte e cultura africana e della diaspora nera che un film in concorso (sebbene con co-produzione italiana) avesse proprio questa maldestra caratteristica. Si è trattato del film Il pane nudo (2005) di Rachid Benhadj, biografia dello scrittore marocchino Mohamed Choukri (candidato al Premio Nobel), lavoro che se nella sceneggiatura aveva tutti gli elementi per realizzare un grande lavoro, nella sua proiezione di ieri pomeriggio è stato massacrato da un pessimo doppiaggio, eseguito in maniera sciatta e scadente. Peccato, perché il film (percepito in altri paesi con magari questo audio, ma reso distante proprio dal diverso veicolo linguistico) vanta un buon palmares, ma la proiezione fatta ieri avrebbe fatto rabbrividire tutti i seguaci delle teorie linguistico cinematografiche di Jean-Luc Godard o Manoel De Oliveira.

È vero anche che se la fotografia (affidata anche questa all’italiano Pier Luigi Santi) fosse stata un po’ più sincera (come la scenografia del resto, di Francesca Salvi) il film sarebbe stato sicuramente più apprezzato. Per intenderci, se ieri fosse stato proiettato il film brasiliano City of gods (2002) di Fernando Meirelles, simile per struttura proprio a Il pane Nudo, quest’ultimo avrebbe fatto davvero una figuraccia. E forse così è stato anche perché il pubblico è stato introdotto alle visioni della giornata di ieri dal bel cortometraggio Lucky (2005) di Avie Luthra, decisamente più vivo e sincero, anche questo con oggetto della storia un giovanissimo sdf (senza fissa dimora).

 
La giornata di oggi, si apre alle 16.00 con Una finestra sul cinema afro-americano e la proiezione del film On the verge of a fever (2004) di John L’Ecuyer, cui seguiranno i lavori in concorso Amal (2004) di Ali Benkirane (17.30) e O grand bazar (2005) di Licínio Azevedo (18:00), R’da (2005) di Mohammed Ahed Bensouda (20:30), e l’atteso lavoro franco algerino Barakat!  (2006) di Djamila Sahraoui. A chiudere la giornata il film fuori concorso Civil brand (2002) di Neema Barnette.

giovedì 30 Novembre 2006

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