Cultura

Veltroni alla Laterza: “Mettiamoci alla scoperta dell’alba”

Antonio Scotti
"I giovani? eroi del nostro tempo da cui anche noi adulti dovremmo imparare"
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Protesi verso l’alba. Attesa,  annuncio e speranza per un domani diverso.

“Storie quotidiane di gente comune e frammenti di biografie di persone con una memoria fatta di inquietudini, di gioia e di tutto ciò che si portono dietro”.  

E’ così che Water Veltroni, ieri alla Libreria Laterza nell’incontro di presentazione del suo ultimo libro,  descrive il suo primo romanzo: “La scoperta dell’alba”.
“Un libro con qualche traccia autobiografica – spiega Giovanni Valentini, giornalista e moderatore dell’incontro di Veltroni con gli ospiti della Libreria- e che in sé racchiude lo spirito di una scoperta che ciascuno compie nel percorso della propria vita”.

Elementi semplici, epifanie di luce provenienti  dalla forza dell’aurora e che si dischiudono all’interno delle case di ciascuno.  Ma che vengono ad intercalarsi con le storie di silenzio e di vuoto “di cui ogni persona fa esperienza nella propria vita”.
Un romanzo ambientato tra la fine degli anni 60 e i primi anni del decennio successivo. Gli stessi anni nei quali Veltroni pubblicò “Il Pci e la Questione giovanile”: “Erano altri tempi – dichiara l’autore-  quelli in cui con il ciclostile stampavo per ore volantini con su scritto Cile Libero. E che oggi mi fanno pensare che forse quel sogno ha rappresentato nella mia vita anche la scoperta di un alba che molti giovani oggi cercano nell’inferno di una precarietà che li minaccia”.

Dei giovani Veltroni non si dimentica. Tanto da tracciare all’interno del suo libro due figure essenziali nella vita del protagonista: Lorenzo e Stella
“Ho scelto nel mio libro due figure che incontro molto spesso nella mia attività di sindaco – dichiara Veltroni – Lorenzo e Stella possono essere due giovani italiani di oggi. Quelli che spesso devono fronteggiarsi con famiglie divorziate, una tv futile, una politica che stenta ad incontrarli, ma che appena incontrano anche un piccola fonte di luce sono capaci di trasformarla in tripudio di colori. In pratica due eroi del nostro tempo alla ricerca di qualcosa di stabile e pieno di valori . Anche noi adulti dovremmo imparare da loro”.
Stella è una bambina down. E nel romanzo guida il protagonista, alla ricerca dell’origine della propria esistenza, ad avere un rapporto speciale con la propria vita: “Ho inserito anche un portatore di handicap, a Roma li incontro ogni giorno – racconta Veltroni – e devo dire che sono unici, quasi mi commuovono per come riescono ad imbastire con gli altri relazioni semplici, passionali, uniche  e senza le maschere che avvolgono i ruoli in cui ciascuno tende a rinchiudersi”.

Giovanni Astengo, protagonista del romanzo,  va ricercando le origini della propria esistenza. E lo fa trasferendosi in un casale di campagna della famiglia cercando di capire chi è quel padre che a tredici anni ha deciso di scappare per sempre, senza un perché. Un richiamo, seppure lontano, alla storia di Veltroni c’è. E il Sindaco di Roma non lo smentisce davanti alle richieste dei lettori: “Tutti sanno che ho avuto un padre che ho perso all’eta di un anno – racconta Veltroni – .Da quel momento ho vissuto con mia madre che si è rimboccata le maniche e ha tirato avanti la famiglia con semplicità grazie al lavoro di funzionaria alla Rai”.

“Non sono certo andato dallo psicanalista – continua il il sindaco di Roma –  ma durante la mia vita ho incominciato a scrivere a tutti gli amici di mio padre affinchè mi raccontassero la sua storia. Da quel momento ho ricevuto in dono un mosaico di piccoli racconti che non solo mi hanno restituito una immagine ben variegata di mio padre, ma mi hanno fatto comprendere come il racconto della propria vita e di quello che si lascia sia molto più importante della vita vissuta”.
Una memoria che l’autore restituisce attraverso una appassionata dichirazione d’amore verso la letteratura e allo stile leopardiano che anima le sue letture. Una memoria che risuona nella storia di ciò che è stato e che per Veltroni è necessario alimentare costantemente: “Sono andato con i ragazzi dei licei romani ad Auschwitz – racconta l’autore – Ho cercato di portare gente di nazionalità e religione diversa come cinesi, filippini, rumeni, ebrei, musulmani, cattolici e testimoni di geova. Eravamo quasi duecento”.
“Nei loro occhi l’incredulità dell’orrore umano. Unita alla voglia di parlare e discutere assieme su quello che vedevano. Attorno ad una stessa tavola o durante il viaggio nello stesso pullman, uno spettacolo meraviglioso”.
Forse un raggio di quell’alba di cui l’autore si è messo alla scoperta.

 

sabato 11 Novembre 2006

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