Cultura

Sui passi (perduti) della Storia – III puntata

Chiara Divella
Vicende secolari nel sito archeologico più importante della città, attualmente in uno stato di totale abbandono
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Dopo la "scoperta" a Palese di una grande area archeologica coperta da amianto e rifiuti e popolata da ratti e altri simpatici animali, si pone con urgenza l’emergenza archeologica  a Bari. Intanto, ecco la seconda parte dell’articolo dedicato a Piazza San Pietro, piccola ma straordinaria bolla temporale nella nostra città senza memoria. La prima parte è stata pubblicata domenica scorsa.

Nel 1866, ultimato il Palazzo dell’Ateneo, il vecchio edificio accolse l’Ospedale Civile, poi abbandonato nel 1943 in seguito all’esplosione di una nave americana carica di munizioni. Al 1962 risale la demolizione definitiva dello stabile per la costruzione di una nuova struttura destinata al Museo archeologico della città, struttura mai realizzata. Dopo le campagne di scavo del 1986, che riportarono alla luce una tomba di età classica e tracce del pavimento della Chiesa medievale, le ricerche sono riprese nel 2005, promosse dalla Provincia di Bari e dirette per la Soprintendenza dei beni archeologici della Provincia da Francesca Radina e Dario Ciminale.

Anche in questo caso, come 40 anni prima, gli scavi sono stati sollecitati dalla volontà di destinare l’area (di proprietà della Provincia stessa) a nuova ala del Museo archeologico di Bari, in fase di riallestimento nell’attiguo complesso monumentale di santa Scolastica. La superficie interessata dagli scavi è di 800 mq, a fronte dei 4500 dell’intera area. Al centro della stessa è stato rimesso a vista l’antico chiostro del Convento francescano del XV secolo, coperto dalle demolizioni degli anni ’60 dell’ospedale consortile San Pietro, che occupava quasi interamente il sito obliterando gli edifici più antichi.

Di un edificio religioso databile tra XI e XII secolo sono stati messi in luce i resti della facciata, dei muri perimetrali, la ripartizione interna a tre navate con serie di pilastri, e brani della pavimentazione a lastrine calcaree con motivo a reticolo e altri elementi decorativi con rosone e motivo a spina di pesce. La scoperta avvalora l’importanza storica e archeologica del sito di San Pietro per l’identificazione dell’edificio con la Chiesa di San Pietro Maggiore, che compare per la prima volta nelle fonti del 1119 (Codice diplomatico barese). Le sue dimensioni (larghezza 16 m e lunghezza tra 25 e 30 m) riportano ad una chiesa confrontabile con le più importanti chiese romaniche del tempo. A questa fase si può attribuire un cimitero esterno con sepolture a cassa di pietra con deposizioni multiple.

Della nuova Chiesa ad aula unica che, agli inizi del 1600, sostituì quella vecchia, ormai diroccata, gli ultimi scavi hanno evidenziato alcuni elementi di fondazione dei muri perimetrali e numerosi sepolcri ipogeici voltati, di appannaggio di nobili famiglie locali in sovrapposizione alle strutture della precedente chiesa medievale. Una visione particolareggiata di come doveva presentarsi la Chiesa seicentesca deriva dalla lettura dell’inventario del 1811, all’epoca della soppressione, in cui risulta la presenza di altari in legno dorato, dipinti e arredi sacri.

Grazie a tre nuovi saggi di scavo nella zona N-O del sito si è potuta documentare la sequenza stratigrafica, difficilmente identificabile durante tutti gli scavi precedenti. Significativa e abbondante la quantità di reperti archeologici della fase medievale e post-medievale, con ceramiche di uso quotidiano acrome o con rivestimento, e decorazioni monocrome o policrome, tra cui anche più raffinate produzioni importate dal vicino Oriente.

Particolare rilievo per la fase del Convento di San Pietro è il rinvenimento di frammenti di boccale e piatto in maiolica bianca con al sigla S. P., che rimanda ai servizi delle stoviglie usate nel Convento. Tra i frammenti di decorazione architettonica in pietra è notevole uno con iscrizione di età bizantina, e altri pertinenti all’edificio della Chiesa. Nell’area dei sepolcri seicenteschi si colloca il rinvenimento di un anello in oro con corniola incisa raffigurante Roma – Minerva, con lancia e scudo, di fronte a Vittoria con corona e palma (età imperiale). Il contesto di rinvenimento non permette una datazione più precisa dal momento che proviene da strati superficiali, ma acquista rilievo perché attesta una fase romana sporadicamente documentata nel sito.

domenica 15 Ottobre 2006

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