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L’impresa di un’economia diversa: se ne discute con Sbilanciamoci!

La Redazione
Nel pomeriggio spazio alle critiche per Padoa-Schioppa
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Dopo le visite sul territorio, si sono svolti ieri diversi momenti di discussione presso l’Aula Aldo Moro della Facoltà di Scienze Politiche di Bari per i forum di Sbilanciamoci!, l’iniziativa che vede Bari protagonista di incontri e scambi di idee su un’economia e uno sviluppo sostenibile.

Durante il suo intervento di apertura il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha ribadito con orgoglio che la Puglia si è già sbilanciata, in favore di una grande utopia:  "rimettere i beni comuni al centro dell’agenda della politica". Rispetto ad  "uno sviluppo che ha abrogato il ruolo delle persone come luogo centrale delle città", producendo la nevrosi del vivere metropolitano, "c’è la necessità di un grande disegno politico e sociale che chiama in causa i gesti quotidiani". Su tutti, il lavoro, che non può diventare  pura merce. È essenziale ristabilire il "primato della vita" a partire dai luoghi di lavoro, contro la precarizzazione e in favore del sapere produttivo che porta competitività. Non sono mancate parole sull’ambiente e contro la piaga dell’abusivismo che colpisce la Puglia e tutto il Sud, rispetto alla quale Vendola non ha esitato a parlare di  ruspe, ricordando poi che "la democrazia comincia dal ciclo dei rifiuti, dell’acqua, dell’energia, che devono restare beni pubblici". Anche la cittadinanza è un bene comune: accanto all’angoscia per i due bambini scomparsi, ha affermato Vendola, "la Puglia dovrebbe angosciarsi per tutti i bambini "apparsi" ogni giorno nelle periferie delle nostre città, che vedono i loro diritti negati". Infine ha ringraziato la Campagna Sbilanciamoci per avere scelto Bari e per l’importante lavoro svolto in questi anni.

Riccardo Petrella, Presidente dell’Acquedotto Pugliese, ha criticato il dogma della concorrenza come fondamento dell’economia. «Per parlare dell’economia diversa che vogliamo, cominciamo a dire ciò che non vogliamo: non vogliamo le regole che disinvestono nello Stato, nel vivere insieme, nella normativa dei diritti. La logica finanziaria risponde a un solo obiettivo,  dare ricchezza a chi già ce l’ha: io questa economia non la voglio, e vi propongo di non volerla." È tempo quindi di costruire un’economia che non riduca tutti i beni a beni economici, ha continuato, riferendosi all’acqua ma anche alla vita stessa "ridotta a merce di produzione di capitale: opponiamoci alla pretesa del capitale di diventare proprietario della vita».

Anche Alex Zanotelli si è scagliato contro la finanza, ricordando che "solo un quarto dell’attività finanziaria è reale, il resto è fantasia". È necessario inoltre uscire dalla visione miope dell’occidentale, perché è inaccettabile  un sistema in cui l’11% della popolazione si spartisce l’88% della ricchezza. Non solo per senso di giustizia: con 50 milioni di persone che muoiono di fame e un pianeta al collasso, "per difendere questo stile di vita abbiamo bisogno di usare le armi". La politica non può più essere "la foglia di fico per farci digerire le scelte economiche e finanziarie". "E l’acqua, diritto naturale e dono di Dio", ha concluso Zanotelli, "è l’elemento fondamentale e fondante, non può essere merce, deve essere a  totale gestione pubblica; per questo la formula della società per azioni va bandita."

Susan George, vice Presidente di Attac, ha posto l’accento sulla strategia di attacco delle multinazionali, che "stanno mettendo le mani sulle risorse dell’umanità. Per le corporation gestire questi beni significa accrescere i profitti ogni anno del 20-30%. Eppure il numero di occupati in queste aziende continua a scendere, e la precarietà cresce." Tra i beni comuni George ha inserito acqua, territorio, internet e anche la pace, auspicando che in loro difesa si crei a partire dai paesi poveri un "grande movimento in grado di fronteggiare i poteri forti".

Nel pomeriggio invece spazio alla dura risposta del sindacato all’ipotesi della Finanziaria in cantiere. Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, che lancia un attacco alla politica economica-finanziaria del ministro Padoa-Schioppa: "Viviamo in questi giorni una strana commedia: ci incontriamo con i ministri e ci propongono un’applicazione del programma, poi andiamo a vedere quello che fa il ministro Padoa-Schioppa e i conti non tornano. Il punto è capire se ci sono in campo ipotesi reali di riforme o se l’idea è quella di un taglio netto alle prestazioni, agli interventi. Ad esempio, i tagli nel settore previdenziale si potrebbero anche accettare se contestualmente si cominciasse a discutere di un aumento delle pensioni minime o di soluzioni per i giovani precari che non hanno un futuro garantito. Lo stesso per la sanità, o per la scuola: è pensabile ridurre le spese e garantire un’istruzione laica e per tutti? Il pubblico impiego è visto come un mostro, ma il pubblico impiego sono le maestre, i professori, gli ispettori del lavoro, i netturbini. Non è solo l’impiegato, il pubblico impiego sono i servizi."

"La logica del risparmio può reggere solo se è legata a politiche serie di riforme – ha continuato Paolo Nerozzi. Ma dov’è l’ipotesi riformatrice? E come si combacia con il lavoro del Ministero del Tesoro? La politica fiscale è importante, non solo per i risultati strutturali, ma anche per l’elemento di equità che porta con sé, per il suo valore pedagogico: pagare le tasse è un dovere, è un elemento di cittadinanza, di senso dello Stato. Ma da sola non basta. Noi faremo le nostre proposte unitarie, pensiamo che nel programma dell’Unione ci siano ottime proposte, ma il nodo sta tutto nel come sostenerle: lo diciamo in modo pacato, di fronte a una scelta tra la governabilità e le persone ilo sindacato sceglie le seconde"

sabato 2 Settembre 2006

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