Cultura

E Bari?

Grazia Rizzi
Passa quasi senza che nessuno lo sappia questo appuntamento globale....ma la colpa non è di Punta Perotti
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Per Roma e Torino, scelte dall’Unesco come capitali mondiali del libro per il 2006, il 23 aprile inaugura un anno all’insegna delle manifestazioni culturali dedicate al mondo della letteratura e dell’editoria. Il sito dell’Unesco (www.unesco.it/blogger) pubblica una lunga lista di iniziative promosse dalle città italiane per la celebrazione di questa speciale ricorrenza.
La città di Bari, però, ha avuto un altro avvenimento su cui concentrare la propria attenzione oggi: la seconda fase dell’abbattimento di Punta Perotti.
Sarà questo il motivo per cui non figura nella lista dell’Unesco, sarà per questo che le librerie della città resteranno quasi tutte chiuse. La Feltrinelli sarà aperta come ogni domenica mattina, ma non ha organizzato eventi particolari. Unica eccezione la libreria Laterza: in programma per la giornata mondiale del libro un “aperitivo fra i libri” a mezzogiorno e letture dedicate ai bambini nel pomeriggio.

Insomma davvero poco rispetto alle altre città, ma è inutile insistere: i baresi saranno tutti (o quasi) in un altro posto, e tutti (chi fisicamente, chi ‘virtualmente’) nello stesso posto. Qualcuno per pura  curiosità, qualcuno per polemizzare con il sindaco, qualcuno per documentare un evento storico, qualcun altro, semplicemente, perché si sente cittadino di Bari.
Probabilmente nessuno parlerà di libri e di cultura, eppure tante volte, da più parti, si è auspicato che l’abbattimento di Punta Perotti diventi il simbolo della rinascita culturale della città.
E che rinascita sia allora, ma radicale. Che questa città sia in grado di mutare a fondo la propria mentalità, di scrollarsi di dosso la tentazione all’indolenza, e alla diffidenza, che spesso l’accompagna.
Se così sarà, la giornata mondiale del libro con le librerie chiuse resterà un caso isolato, e si moltiplicheranno gli spazi a favore della cultura.
Certamente negli ultimi tempi la giunta regionale e comunale si sono dimostrate più attente alla programmazione culturale</strong>; è certo un segnale positivo la recente intesa Regione-Comune per la creazione di due nuovi spazi culturali dedicati ai giovani creativi. Ma molto va fatto ancora, tra abbattere e costruire ex-novo, sarà forse arrivato il momento di recuperare, il momento per i baresi di reclamare spazi per la cultura che già appartengono alla città ma che giacciono dimenticati…
Sarà allora una buona iniziativa riportare l’attenzione sul teatro Margherita riaprendolo al pubblico per un giorno, ma sarà stato forse molto avvilente per qualche cittadino scoprire che il teatro è ridotto ad un rudere; e sarà sicuramente molto prestigioso avere Alessandro Baricco che fa lezioni di cinema nel foyer del Petruzzelli, o molto suggestivo proiettare pellicole nel teatro-cantiere, ma il Petruzzelli, tutto, dov’è? E’ Passato, sta passando troppo tempo perché i baresi possano continuare ad accontentarsi di questi ‘pezzi’ di edifici che ancora non vengono restituiti alla città…Edifici sotto gli occhi di tutti, o edifici dimenticati di cui non si ha più notizia, come l’auditorium Nino Rota…
E’ bello vedere ogni sera, d’estate soprattutto, piazza Ferrarese e via Venezia gremite di gente che passeggia. Ci sono buone probabilità che qualcuno, anche distrattamente, si sospinga fin dentro la sala Murat per dare un’occhiata alla mostra del momento, ma, terminata la fila di locali, ristoranti che alimentano la movida giovanile, è più difficile che si arrivi per caso in via Venezia 41, dove pure c’è uno spazio espositivo del Comune esclusivamente riservato ai giovani artisti.
Bisogna allora riflettere sugli spazi per la cultura che non ci sono, ma anche su quelli che ci sono ma non funzionano, o, forse, i baresi dovrebbero essere disposti a farli funzionare meglio. 
Le recenti divergenze sulle domeniche shopping tra Comune e commercianti offrono uno spunto di riflessione che supera la questione meramente economica. La domenica la gente si riversa negli ipermercati, è vero, d’inverno perché fa freddo e piove, d’estate perché trova refrigerio…in ogni caso è lì, anche la domenica pratica l’unica forma di consumo che gli è offerta, ma sarà davvero solo per quello? Sarà allora solo una questione di alternative che mancano o sarà anche una questione di abitudine, di comodità, di pigrizia? Bisogna vedere come reagirebbero i baresi se la domenica si scegliesse di chiudere indistintamente i negozi (unica deroga possibile: le librerie, quando la giornata mondiale del libro cade di domenica) e si offrissero loro solo spazi per la mente, per l’anima, anche per le chiacchiere ma non per il portafogli. Qualcuno andrebbe in crisi d’astinenza?
E’ chiaro, questa vuol essere una provocazione. Ma i baresi si preparino, cittadini e giunta. Se di Punta Perotti si è parlato come l’inizio di un rinnovamento, che siano tutti pronti a portarne il peso e la  responsabilità. Perché così come l’abbattimento della ‘saracinesca’ aprirà nuovamente l’orizzonte al mare, è necessario che la città di Bari esca dal proprio hortus conclusus e prenda il largo.

domenica 23 Aprile 2006

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