Attualità

Dalla Matarrese spa riceviamo e pubblichiamo

La Redazione
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La demolizione dei palazzi di Punta Perotti interessa solo marginalmente le imprese costruttrici considerato che il vero danno è stato patito nel 2001 quando è avvenuta la confisca dei suoli e dei palazzi che l’amministrazione comunale di Bari aveva autorizzato a costruire. Quei manufatti sono da cinque anni di proprietà del Comune di Bari che sta dunqueabbattendo un bene proprio. Con questa esecuzione pubblica le imprese costruttrici stanno scontando il paradosso di una edificazione ritenuta illegittima ma che non ha colpevoli.

E’ doveroso che la Giustizia, oggi più che mai, faccia il suo corso e piena luce sulle responsabilità di chi ha causato ingenti danni patrimoniali alle imprese e a decine di parti lese. L’epilogo della vicenda rappresenta, in ogni caso, una sconfitta:

per le leggi dello Stato
La confisca e la demolizione ad opera del Comune di Bari di edifici costruiti a seguito di regolari concessioni edilizie rilasciate dalla stessa amministrazione comunale a imprenditori sempre assolti in ogni grado di giudizio è la più grande sconfitta, che pone più di un dubbio sulla certezza del diritto.

per la tanta gente, dai progettisti alle maestranze, che per anni ha lavorato su questo progetto
per il buon senso e il buon governo
Il Comune di Bari ha improvvisamente e inspiegabilmente interrotto il dialogo con le parti lese proprio quando si intravedeva la possibilità di una soluzione che potesse mediare le diverse posizioni: un atto transattivo inviato nel maggio 2005 al sindaco di Bari, con il quale si proponeva la redazione concertata di un progetto di riqualificazione, la demolizione degli stabili a spese delle imprese, la rinuncia ad ogni contenzioso, l’accollo dei contenziosi dei proprietari degli appartamenti, la realizzazione a spese delle imprese di un edificio per uso pubblico e di un grande parco urbano. Una proposta in grado di contemperare le istanze ambientali e quelle dei cittadini, oltre che di costruttori, proprietari di appartamenti e suoli, che hanno tutti patito enormi danni
facendo affidamento sulla legittimità delle concessioni edilizie rilasciate dal Comune stesso.

per la città e per i cittadini
Bari sta subendo un intervento di demolizione che non è accompagnato da alcun progetto di riqualificazione dell’area, contrariamente a quanto proposto dalle imprese; i cittadini, da parte loro si trovano a dover contribuire senza alcuna colpa e con le loro tasse alle spese di demolizione e al risarcimento dei danni subiti da tutte le parti lese: circa 700 milioni di euro richiesti da aziende costruttrici, proprietari di suoli e appartamenti a Comune di Bari, Regione Puglia e ministero per i Beni e le attività culturali, le tre amministrazioni che oltre undecennio fa consentirono l’avvio di questa paradossale vicenda.

Le numerose attestazioni di solidarietà che le imprese costruttrici hanno ricevuto da cittadini, politici e rappresentanti della società civile, per le quali ringraziano, sono il segno della sensibilità di tanti baresi che riflettono sugli infiniti paradossi di questa vicenda e si interrogano sui motivi di un simile epilogo. Provoca amarezza l’assoluta estraneità dei cittadini baresi alla vicenda e la concreta possibilità che possano essere coinvolti nel risarcimento dei danni a carico del Comune di Bari. Ma le imprese, dopo aver tentato invano più volte la strada della concertazione, hanno dovuto prendere
atto di un diverso orientamento delle amministrazioni pubbliche rispetto a quello di una soluzione condivisa.

Bari, 23 aprile 2006


Punta Perotti: i paradossi della storia

Dopo anni di battaglie legali, conseguenti al rilascio delle concessioni edificatorie alle tre imprese costruttrici (dei gruppi Andidero, Matarrese e Quistelli) e all’esistenza di un pignoramento della Salvatore Matarrese SpA su alcune delle aree, la demolizione dei tre palazzi di Punta Perotti ha avuto inizio il 2 aprile e proseguirà nelle giornate del 23 e 24 aprile.
In città – anche per le modalità cruente della demolizione – si è creato nell’ultimo periodo un movimento spontaneo favorevole al salvataggio dei palazzi (per fmalità pubbliche) e di solidarietà nei confronti degli imprenditori. La città, attraverso lettere a giornali, interventi di politici ecc. ha dimostrato, inoltre, di essere divisa sull’ opportunità della stessa demolizione decisa dall’ amministrazione comunale. Mai come in questiultimi giorni sono stati richiamati i numerosi paradossi di questa vicenda:

  • gli imprenditori, in possesso delle autorizzazioni e delle approvazioni dei piani di lottizzazione, sono stati assolti in ogni grado di giudizio ma confiscati e, alla fine, ‘abbattuti’
  •  il Comune di Bari (che aveva rilasciato le autorizzazioni), ritenuto responsabile dalla Cassazione insieme alla Sovrintendenza (Ministero dei beni e attività culturali) e alla Regione peraver indotto in errore le tre imprese di costruzioni, si è ritrovato (per effetto della confisca) proprietario delle aree che oggi, per assurdo, sono perfettamente edificabili
  • la proposta concertativa (a seguito del tavolo di confronto avviato con l’amministrazione comunale nel novembre 2004) in cui le imprese – in cambio della restituzione dei suoli e dell’adozione da parte del Comune di Bari di un piano di riqualificazione concertato pubblico-privato – si impegnavano a demolire a proprie spese, a rinunciare ad ogni contenzioso, ad accollarsi le cause civili di soggetti terzi contro il Comune (già ammontanti a 35 milioni di euro), a realizzare opere di pubblico interesseper la collettività, a conferire gli oneri di urbanizzazione necessari, non ha mai avuto risposta
  •  i cittadini baresi, del tutto estranei alla vicenda, stanno sostenendo i costi della demolizione (1,2 milioni di euro) e potranno presto trovarsi a rispondere di tasca propria per le azioni di risarcimento danni avanzate da costruttori (570 milioni di euro), proprietari dei suoli ed altre parti lese (oltre 100 milioni di euro) nei confronti di Comune di Bari, oltre che di Regione Puglia e Soprintendenza ai beni ambientaI i e culturali di Bari. Tra le tante cause ce n’è anche una (per 2,6 milioni di euro) della Regione Puglia (che era proprietaria di un suolo di 3.000 mq, confiscato anch’esso) contro il Comune di Bari.


Sintetica cronistoria della vicenda Punta Perotti

1987- 1990

Le società Sud Fondi, Mabar e Iema dei gruppi imprenditoriali Matarrese, Andidero e Quistelli presentano al Comune di Bari istanze per l’esame di progetti di piani di lottizzazione inerenti suoli siti sul Lungomare Perotti di Bari.
1990 – 1993
Il Consiglio Comunale di Bari adotta ed approva i piani di lottizzazione proposti dalle aziende per la realizzazione del complesso immobiliare ‘Punta Perotti’.
1995
Il Comune di Bari rilascia le concessioni edilizie, iniziano i lavori.
Marzo ’97
Il Gip di Bari ordina il sequestro di suoli e palazzi relativi alla lottizzazione ‘Punta Perotti’. In totale tre palazzi, due edificati dal gruppo Matarrese ed uno dal gruppo Quistelli.
Novembre ’97
La Corte di Cassazione, su ricorso in via cautelare degli imprenditori confiscati, annulla il decreto di sequestro emesso dal G.I.P. di Bari e dispone il dissequestro dei suoli e dei cantieri.
Febbraio ’99
Si conclude il processo con rito abbreviato dinanzi al G.I.P. di Bari, con l’assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non costituisce reato ma con la confisca del complesso immobiliare in costruzione e dellearee comprese nella lottizzazione.
Giugno 2000
Si chiude il processo dinanzi alla Corte di Appello di Bari che assolve gli imputati da tutti i reati loro ascritti perché il fatto non sussiste e revoca il provvedimento di confisca.
Ottobre 2000
Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, sollecitato da movimenti ambientalisti e dal Ministero dell’ Ambiente, propone ricorso per Cassazione avverso la sentenza di appello.
Gennaio 2001
La Corte di Cassazione annulla la sentenza della Corte di Appello: assolve tutti gli imputati perché il fatto non costituisce reato e ordina la confisca degli immobili e dei suoli in favore del Comune. Nelle motivazioni della sentenza la Corte fa riferimento, tra l’altro, all’ignoranza scusabile delle imprese indotte
all’edificazione dall’esistenza di una legislazione oscura e male formulata, dall’ottenimento delle concessioni edilizie dal Comune di Bari e dal comportamento di sostanziale inerzia della Soprintendenza a fronte dell’attività edificatoria.
Marzo 2002
L’ing. Michele Matarrese propone la ricomposizione della vicenda attraverso la creazione di un tavolo di concertazione tra imprese, Istituzioni, associazioni ambientaliste ed altre organizzazioni territoriali. La giunta Di Cagno Abbrescia non da seguito alla proposta.
Maggio 2004
La Salvatore Matarrese Spa – surrogata nei diritti della Cariplo – procede al pignoramento immobiliare nei confronti del Comune di Bari del complesso immobiliare "Punta Perotti", in virtù dell’ipoteca gravante sugli immobili ed iscritta nel ’96 a garanzia del rimborso del mutuo fondiario concesso dal predetto istituto di credito alla Sudfondi Srl (società del Gruppo Matarrese) per la realizzazione dell’intervento
edilizio.
Ottobre 2004
Il giudice dell’ esecuzione del Tribunale di Bari sospende il pignoramento ma conferma anche che i palazzi di Punta Perotti non possono essere toccati sino a quando non vi sarà una sentenza definitiva (Cassazione) sul giudizio riguardante il pignoramento della Salvatore Matanese SP A.
Novem. 2004
Viene avviato un tavolo di confronto tra il Comune di Bari (Sindaco Emiliano, Assessori Abbaticchio e Maugeri) e i rappresentanti delle tre imprese costruttrici con l’intento di trovare una soluzione mediata così come auspicato dal Sindaco in campagna elettorale, durante la quale si era impegnato
all’abbattimento dei manufatti senza penalizzare le imprese costruttrici, da coinvolgersi nella riqualificazione dell’ area.
Marzo 2005
Le imprese costruttrici formalizzano al Sindaco del Comune di Bari una proposta di definizione bonaria dellavicenda Punta Perotti. La proposta – che impegnerebbe le imprese a demolire a proprie spese (ca. 2 milioni di euro), a rinunciare ad ogni contenzioso (in totale le cause di costruttori e altri lottizzatori ammonterebbero a ca. 650 milioni di euro), ad accollarsi le cause civili di soggetti terzi (già ammontanti a35 milioni di euro) , a realizzare opere di pubblico interesse per la collettività, a conferire gli oneri di urbanizzazione necessari, in cambio della restituzione dei suoli confiscati e dell’adozione di un piano attuativo per la riqualificazione urbanistica della zona, concertato con le amministrazioni pubbliche – non ottiene alcun riscontro.
Ottobre 2005
Il Comune di Bari aggiudica la gara per la demolizione di Punta Perotti alla GeneraI Smontaggi di Novara.
Gennaio 2006
Le società Sudfondi S.r.l. (Gruppo Matarrese) e Mabar S.r.l. (Gruppo Andidero), imprese costruttrici dei complessi residenziali denominati Punta Perotti e Victor Building, soggetti lesi dalle conseguenze dell’inchiesta penale sfociata nella sentenza di assoluzione della Cassazione del gennaio 2001, propongono nei confronti del Comune di Bari, della Regione Puglia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali una domanda giudiziaria diretta ad ottenere un risarcimento dei danni ammontante complessivamente a 570 milioni di Euro.
Febbraio 2006
Il Comune di Bari fissa le date della demolizione di Punta Perotti (2, 23, 24 aprile).
Marzo 2006
L’ing. Michele Matarrese, in qualità di legale rappresentante della Salvatore Matarrese SpA, sporge denuncia penale nei confronti del Sindaco, di altri funzionari del Comune e del rappresentante legale della GeneraI Smontaggi per il reato di danneggiamento e/o distruzione di un bene sottoposto a pignoramento (nella fattispecie due palazzi del complesso residenziale Punta Perotti), commesso da parte del custode giudiziario (il Comune di Bari) e/o altri soggetti, così come previsto dall’art. 388 e 388 bis del codice penale. Aree e palazzi infatti si ritengono ancora sottoposti a pignoramento non essendoci mai stata da parte della Conservatoria dei registri immobiliari la cancellazione della trascrizione del pignoramento, pur espressamente richiesta dal Comune di Bari. Inoltre non è stata ancora pronunciata una sentenza definitiva sulla legittimità del pignoramento e pende ricorso in Cassazione presentato dalla Salvatore Matarrese SpA avverso l’ultima ordinanza del giudice dell’esecuzione che ha confermato la validità del plgnoramento
sulle aree di sedime.
Aprile 2006
Si procede con la demolizione dei manufatti.

domenica 23 Aprile 2006

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