Cabaret, show, barzellette e musica. Non è il programma dell’ultimo giorno dell’anno ma, semmai, l’ultimo giorno di una campagna elettorale lunga e ritmata a suon di volgarità e accuse.
Ieri, la nostra redazione aveva deciso di andare a sentire l’appuntamento finale di Alleanza nazionale in piazza Prefettura per cogliere le opinioni dei giovani circa priorità, aspettative e problemi da affrontare, insomma la stessa cosa che abbiamo realizzato con i ragazzi dell’Ulivo e di Forza Italia. Risultato dopo un’ora e venti minuti di ritardo: c’erano solo sette ragazzi e qualche gruppetto sparso di adulti che ascoltavano delle barzellette in vernacolo.
Alla domanda sul perché cosi pochi giovani, loro hanno risposto: “Se fossi venuto domenica scorsa alle 13.30 ne avresti trovati cinquemila”.
A parte le solite rilevazioni numeriche alquanto generose (per usare un eufemismo) dei partiti che organizzano incontri, facciamo mea culpa per non avere suddiviso meglio le forze redazionali durante la scorsa domenica, quando i fari delle telecamere mondiali, nazionali e locali erano tutte puntate sul primo abbattimento di Punta Perotti e che ci hanno portato ad essere in prima fila per seguire un evento di cui i nostri lettori ci chiedevano ampio riscontro con parecchi giorni di anticipo, ma vedere l’ultimo giorno di campagna elettorale essere così evaso dai giovani è davvero stupefacente.
Pensavamo di vedere ciò che è avvenuto a Napoli o a Roma, dove la Casa della Libertà e l’Ulivo hanno rilanciato e ribadito programmi, promesse, volontà con folle oceaniche al seguito. Pensavamo di poter vedere i dirigenti locali di An ricompattare la cittadinanza “perduta” attorno ai valori che da sempre contraddistinguono il partito, stimolando e incoraggiando i giovani in vista di un appuntamento storico per la Seconda Repubblica Italiana.
Nulla di tutto questo. Forse la politica oramai si fa in televisione e non più tra la gente e soprattutto tra i giovani, per la verità pochi anche nella convention dell’Ulivo e in quella oceanica di Forza Italia. In quest’ultima i giovani venivano sempre richiamati, ma se ti infilavi nella folla e ti divincolavi tra gli anziani, di giovani ne vedevi davvero pochi e nella maggior parte dei casi con idee confuse o suggerite.
Certo, avere dopo dieci anni gli stessi leader non rappresenta un incentivo ad interessarsi alla politica e al dibattito culturale circolante, soprattutto se non ci si sente attivi protagonisti. Ma vedere spettacoli così mortificanti in termini di presenza giovanile fa riflettere come forse manchi una forza coagulante a livello locale simile a quella nazionale e che oramai i disastri di una legge elettorale (definita come sappiamo da colui che l’ha promossa) hanno già cumulato quel monte di macerie che impediscono alla politica di guadagnarsi la sovranità popolare nella maniera più larga e onnicomprensiva del termine, cioè esprimendo il voto di preferenza e indicando chi si vuole portare in Parlamento e in Senato a rappresentare la propria voce.
Forse bisognerà partire ricostruendo e valorizzando valori primari come la teoria democratica rappresentativa e forse, anzi sicuramente, quest’articolo non potrà contribuire a cambiare le cose, ma ai giovani verrebbe da suggerire che oramai è necessario riprendersi il proprio futuro per le mani esaltando la partecipazione, la democrazia, il senso dello stato e la propria capacità di migliorare la società entro cui si vive e non solo il proprio utile personale. Insomma, la politica non è solo dei grandi e il futuro è dietro l’angolo. In tutti i sensi.