Hanno iniziato una raccolta di firme a due passi dal Comune il 15 febbraio, e restano anche di notte in presidio i discontinui dei Vigili del Fuoco.
In una città come Bari dove mancano 500 unità nel corpo dei pompieri questi uomini non chiedono altro che essere assunti come dei lavoratori veri, e non come lavoratori di serie B.
“Il discontinuo”, mi spiega Maurizio De Tullio, coordinatore Vigili Discontinui di Bari, “è un vigile che ha alle spalle il servizio militare nel corpo e che lavora con un contratto di venti giorni per 1100 euro, dopodiché è licenziato ma vedrà quei soldi dopo minimo sei mesi, a volte anche un anno”.
A Bari l’utilizzo dei discontinui è l’unico mezzo per fronteggiare le emergenze, e non ci si spiega perché il Ministero degli Interni non sblocchi le graduatorie del 1998 e del 2001 che permetterebbero a buona parte dei discontinui di entrare nell’organico del corpo a tempo indeterminato.
Carmelo Pesola, coordinatore della Funzione Pubblica della CGIL dei Vigili del Fuoco di Bari mi dice che questi lavoratori precari non hanno diritto a malattia: “perdono la giornata e basta, non hanno nessuno che li tuteli” e mette in evidenza la situazione nera del corpo dei Vigili del Fuoco a Bari, “che oltre a patire la mancanza di personale, deve far fronte alle emergenze senza mezzi come scale e teloni”.
I discontinui dei Vigili del Fuoco, a Bari ma anche in altre città d’Italia, continueranno ad oltranza nella protesta, fino a quando non arriveranno risposte certe (e non discontinue) dai piani alti del Ministero degli Interni