Cronaca

Buoni pasto: è guerra

La Redazione
Molti gli esercizi commerciali baresi che hanno già aderito alla protesta
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Da domani lo sciopero si preannuncia massiccio, ma già in questi giorni diversi bar, ristoranti e supermercati baresi si sono rifiutati di accettare i buoni pasto. Lo scontro è tra ristoratori e società che emettono i microassegni: le commissioni sono diventate troppo alte (anche il 12% contro il 2-3% di dieci anni fa), gli aumenti degli ultimi anni sono "intollerabili" e i pagamenti sono troppo lenti. Queste le accuse lanciate dal colosso della ristorazione Mc Donald’s Italia (in totale 340 fast food), che già da un pò di giorni espone sulle sue vetrine un manifesto con la scritta: PASTI BUONI SI, BUONI PASTO NO.

Ieri sera si è tenuta a Bari una riunione promossa dalla Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio, che si sta facendo promotrice della sommossa: "Stiamo incontrando i coordinatori delle città del barese affinchè diffondano presso gli associati i motivi alla base del rifiuto" ha detto Nicola Pertuso, presidente provinciale della Fipe.
Quello che si richiede è l’intervento dello Stato, in modo che il costo di ogni tagliando sia esattamente quello nominale: all’origine del problema infatti ci sarebbero gli sconti eccessivi che vengono praticati ai datori di lavoro, pubblici e privati, sul valore nominale dei buoni. Maggiore è lo scpnto, insomma, e più alta è la commissione imposta dalla società emittente all’esercizio commerciale dove il ticket viene speso.

Ciò che è certo è che a farne le spese saranno i consumatori, quei 2,5 milioni di cittadini che ogni giorno paga il pranzo con i buoni pasto: "I tagliandi fanno parte del salario – afferma Antonio Pinto della Confconsumatori -, sono una forma di retribuzione disponibile soltanto se oggetto di scambio e per giunta entro i termini indicati nella data di scadenza".

martedì 21 Giugno 2005

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