Cultura

La Puglia che lavora e fa spettacolo

Antonella Ardito
Professioni e competenze passate al setaccio dall'indagine promossa dal Teatro Pubblico Pugliese grazie ai fondi della Comunità Europea
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Fare spettacolo, calcare un palcoscenico, significa non solo seguire una passione, assecondare un talento vero o presunto o "fare cultura", per usare una frase fatta e scontata, ma anche lavorare, e quindi ricavare il proprio sostentamento dell’essere uomo o donna di spettacolo, dal primo attore o dal primo violino per arrivare al tecnico delle luci o al musicoterapista, una delle nuove e nobili frontiere del mondo dell’arte spettacolare.

Al Kursaal Santalucia dura l’intera giornata la discussione sulle  prospettive  dell’operatore e non solo dell’artista, nel Convegno sulle Politiche del Lavoro nel Mondo dello Spettacolo: a confronto le realtà locali (il TPP, l’Università, i produttori teatrali), gli amministratori (in primis gli assessori regionali Godelli e Barbieri) con gli enti italiani (le accademie de La Scala di Milano e la Verdi Toscanini di Parma) che già fanno del monitoraggio dei lavoratori dello spettacolo una costante importante per lo sviluppo delle realtà artistiche.

In mattinata Nadia Masini, coordinatrice del progetto Equal-Vivo di Spettacolo, ha illustrato i primi dati che porteranno alla creazione di un database disponibile on line sul sito www.vivodispettacolo.it: dalle accademie alle orchestre alle scuole e ai corsi universitari, sul territorio regionale operano 2154 soggetti in grado di offrire lavoro e di crearne.
Trecentottantotto le figure professionali effettive che operano in Puglia e che avranno nel sito web la possibilità di controllare l’offerta lavorativa.

Dai primi interventi della giornata ( Gianluigi Giacomoni della Fondazione Accademia Verdi Toscanini e Corrado Veneziano della Anad "Silvio d’Amico") emerge il grave problema legato alla formazione dell’uomo di spettacolo, che deve essere si sostenuta da anni di studio e certificata tramite esami e prove ma che è fatta anche di esperienza sul campo, da tenere in attiva considerazione, "che deve essere tenuta presente dagli enti finanziatori, perché io aiuto un giovane attore ad emergere se lo scritturo anche senza grandi scuole di recitazione alle spalle, ma questo sembra non interessare" ha chiosato Corrado Veneziano.

Forse in serata arriverà una prima risposta dagli assessori regionali alla Cultura (Godelli) e al Lavoro ( Barbieri) che chiuderanno i lavori, dove sin dal mattino hanno preso parte attori come Dante Marmone e il regista dell’ultimo corteo storico barese Mimmo Mongelli, ma anche direttori teatrali e docenti universitari, attori e studenti interessati a capire se dietro una passione si possa fare della propria arte un lavoro che può anche non essere da Oscar ma che ti possa dare un sostegno economico.

E’ necessario parlare anche di dinamiche retributive, di inquadramento professionale, perché nello spettacolo uno su mille arriva sul grande palcoscenico e gode di fama e gloria imperitura, ma ci sono tutti quei soggetti che lavorano dietro le quinte e tutti coloro che sfondano ma nel proprio piccolo, chiamati a fare i conti con un portafoglio ancora più piccolo.

mercoledì 17 Maggio 2006

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