Il caso

«Il terzo uomo? Una sesquipedale sciocchezza». Laforgia si rimette alle decisioni di Convenzione per Bari 2024 e M5S

Affollata conferenza stampa di Michele Laforgia
Tutte le ragioni per cui resta in campo la sua candidatura
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Affollata e attesa conferenza stampa di Michele Laforgia, candidato Sindaco di Bari per la coalizione Convenzione per Bari 2024 e Movimento 5 Stelle. Ecco la trascrizione del suo discorso:

«A settembre scorso, nel corso di un incontro pubblico, ho dichiarato di essere al servizio della Convenzione per Bari 2024, costituita da numerose forze politiche, associazioni e movimenti progressisti in vista delle prossime elezioni amministrative, e della intera coalizione di centrosinistra. Ho conseguentemente rassegnato le mie dimissioni da Presidente della Giusta Causa, l’associazione politico-culturale che ho fondato sei anni fa, proprio per evitare di essere individuato come
possibile candidato “di parte”.

La Convenzione mi ha poi chiesto esplicitamente di candidarmi a Sindaco, mentre il Partito Democratico ha indicato, nel tempo, tre suoi esponenti, poi ritirati a favore di Vito Leccese, capo di gabinetto in carica del Sindaco Antonio Decaro. Il movimento Cinque Stelle, all’opposizione al Comune di Bari – che per convergere aveva chiesto al PD un nome civico, indipendente dai partiti e dall’amministrazione uscente – a quel punto ha deciso di sostenere la mia candidatura.

Nelle settimane successive non sono mai state chiarite le ragioni per le quali il Partito Democratico, o meglio la maggioranza del Partito Democratico, ha posto il veto sul mio nome, peraltro definito, nel contempo, come un “valore aggiunto”. Lo ha chiesto pubblicamente più volte il Movimento Cinque Stelle, anche per bocca del suo Presidente Giuseppe Conte, senza ricevere risposta. Nessuno ha mai spiegato perché sarei “divisivo”, come sono stato qualificato da alcuni esponenti di
quel partito, che hanno insistito costantemente sulla richiesta di un altro nome. Purché non fossi io.

Essere trattato come “nemico del popolo” e artefice di una spaccatura non piace a nessuno, soprattutto a me che per tutta la vita ho lavorato per l’unità e l’affermazione del centrosinistra. Ma siamo andati avanti, sempre con spirito costruttivo e mai allo scopo di arrivare a una rottura.

Nel frattempo, sono successe molte altre cose.

Una prima inchiesta giudiziaria ha portato in carcere, fra gli altri, un candidato alle primarie del centrosinistra del 2014 e posto agli arresti
domiciliari una consigliera comunale eletta nel centrodestra e poi passata in maggioranza, facendo emergere una diffusa pratica di voto di scambio, anche politico-mafioso. È stata commissariata una importante azienda partecipata dal Comune, l’Amtab, infiltrata da esponenti di spicco della criminalità organizzata.

Nei giorni successivi, come richiesto dai parlamentari di centrodestra, è stata insediata la Commissione di accesso per verificare se a Bari vi siano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale e il commissariamento. Il Sindaco ha reagito duramente e una affollata manifestazione popolare ha protestato per l’iniziativa del governo.

Nel frattempo, dopo la vana ricerca di regole restrittive e concordate, per mia personale volontà e su mia iniziativa abbiamo accettato di fare le primarie, poi fissate per il 7 aprile scorso, rimettendo integralmente al PD la potestà di indicare i criteri per il voto. Questa decisione è stata accettata dalla Convenzione per Bari 2024 e dallo stesso Movimento Cinque Stelle, che pure si era ripetutamente dichiarato indisponibile a parteciparvi, a Bari come altrove. Eravamo tutti d’accordo, quindi. Una specie di miracolo, viste le divisioni a livello locale e nazionale.

Se non che il 4 aprile, 72 ore prima della data fissata per le primarie e proprio nel giorno in cui avevamo mobilitato tutti i nostri elettori per una grande manifestazione di piazza allo scopo di convincerli ad andare a votare in massa, una seconda inchiesta ha decapitato uno dei più strutturati movimenti politici del centrosinistra – Sud al Centro, in maggioranza al Comune con un assessore in Giunta, due Presidenti di Municipio e la consigliera comunale arrestata nella prima inchiesta – che ha incontrato entrambi i candidati, con le altre forze politiche, e avrebbe preso parte alle primarie, non a mio sostegno.

L’accusa, fra l’altro, è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, cioè alla compravendita dei voti, in relazione alle elezioni regionali del 2020 e per i Comuni di Grumo e Triggiano (2021). È stato posto agli arresti domiciliari il Sindaco di Triggiano e, a seguito di una perquisizione disposta per lo stesso reato, l’Assessora regionale ai trasporti Anita Maurodinoia, del Partito Democratico, si è dimessa dal suo incarico.

L’ordinanza, datata 25 marzo 2024, individua l’attualità delle esigenze cautelari anche nel “rischio che tali iniziative possano degenerare e tradursi in altri e più gravi analoghi contegni in vista di futuri contesti elettorali”. Gli indagati sono tutti presunti innocenti, ma queste parole pesavano e pesano come pietre.

Sin dalle notizie di stampa apprese nella mattina del 4 aprile, quindi, era del tutto evidente che non vi erano più le condizioni minime per poter votare in sicurezza per le primarie. Quanto è emerso nelle ore successive, dopo la diffusione del contenuto dell’ordinanza e del decreto di perquisizione, lo ha ampiamente confermato. Ho proposto di sospenderle ben prima della conferenza stampa di Giuseppe Conte, con una dichiarazione congiunta dei due candidati, anche dal palco della manifestazione. Mi è stato risposto, a mezzo stampa, che non ve ne era ragione e con una specie di dichiarazione di guerra: regoleremo i conti
a giugno, al primo turno.

Il resto della storia è noto. Intorno al “caso Bari” si è determinata la rottura nazionale tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico. Si è detto che è stato Conte, unilateralmente, ad annullare le primarie. Si è aggiunto che l’indagine non riguarda Bari. Si è chiosato che se non si poteva votare alle primarie, non si potrebbe neppure farlo alle “secondarie” (sic), e cioè alle elezioni amministrative di giugno, evidentemente senza rendersi conto che la posta in gioco è proprio
questa. E che ci vorrebbe quanto meno un po’ di prudenza nelle parole, se proprio non si riesce con i fatti.

Nelle ultime ore da più parti è stato chiesto ai due candidati, e cioè a me e Vito Leccese, di incontrarci, di fare un passo indietro e, magari, di individuare di comune accordo un terzo uomo o una terza donna che eviti la spaccatura del centrosinistra alle ormai imminenti elezioni dell’8 e 9 giugno.

Mi sembra una sesquipedale sciocchezza, ennesimo sintomo del tramonto della politica, per tre elementari ragioni.

La prima sta nel totale oscuramento del gravissimo rischio che corre la città: lo scioglimento del consiglio comunale e il commissariamento. A parte il vulnus per la democrazia, sarebbe una catastrofe per la nostra reputazione, per la nostra economia e per il nostro futuro. È un rischio concreto, visti i segnali che vengono dal governo, anche dopo le elezioni, confermate per giugno prossimo, considerate le indagini ancora in corso e i rumors di ulteriori, possibili iniziative della
magistratura nelle prossime settimane. Pare invece che delle candidature si possa discutere a prescindere, senza misurarsi affatto con questo inquietante scenario.

La seconda sta nella polarizzazione del conflitto, che vede al centro del dibattito pubblico non più la città, bensì il duello tra i due principali partiti del centrosinistra, ciascuno con un proprio candidato Sindaco. Ho detto e ripetuto, e lo ha detto e ripetuto anche il Presidente Conte, che io non sono candidato del Movimento Cinque Stelle e che il Movimento non può disporre di me così come io non posso disporre del Movimento. Quindi, non sono io ad aver generato né a poter risolvere questo conflitto, originato da ragioni diverse e ben più complesse.

La terza, per me ancora più importante, è nella personalizzazione della politica, che è la patologia del dibattito pubblico non solo a Bari e, per la verità, non solo in Italia. Parlo per me: io non mi sono candidato per ambizione, come qualcuno e qualcuna continua ad insinuare, ma per ragioni politiche, che ho esplicitato più volte. Pensavo e penso che a Bari e in Puglia sia terminato un ciclo ventennale di governo del centrosinistra, con molte luci e qualche ombra, e che sia necessario un
nuovo inizio, con un profondo rinnovamento della classe dirigente. Alcune forze politiche, movimenti e associazioni, hanno ritenuto che potessi essere utile ad avviare e accompagnare questo percorso, allargando il perimetro del fronte progressista.

Non sono io, quindi, a dover riunirmi in conclave con Vito Leccese per trovare una soluzione, e men che meno un altro candidato o un’altra candidata. È compito delle forze politiche, le stesse forze politiche che ci hanno candidato e che in questi giorni e in queste ore ci chiedono di compiere passi di danza, non si capisce verso dove, nè come. Non siamo noi, e comunque di certo non sono io, bollato come “divisivo” sin dal primo momento, a poter ricomporre, d’incanto, il campo largo, o
giusto o comunque unito, magari specificando anche di chi dovremmo fare a meno. Né la politica può delegare ai candidati, e i candidati subdelegare a saggi e garanti (a loro volta garantiti da chi?), la selezione della prossima classe dirigente e addirittura il controllo degli eletti.

Dicono che ho un cattivo carattere e che non sono disposto a compromessi. Non so se hanno ragione, ma una cosa non sopporto, da sempre: l’ipocrisia e la fuga dalle responsabilità. Sono allergico agli ultimatum per pubblici proclami, specie se non sono accompagnati da qualche solido argomento.

Credo sia pertanto arrivato il momento, sgomberando definitivamente il campo da ogni sospetto di personalismo, di rimettere la mia disponibilità alla candidatura a Sindaco alle stesse forze politiche che me l’hanno chiesta e l’hanno sostenuta, almeno sino ad oggi: e cioè alla Convenzione per Bari 2024 e al Movimento Cinque Stelle. Saranno le forze politiche, i movimenti e le associazioni a decidere cosa fare, da ora in poi, come e con chi.

Quanto a me, non ho nessuna intenzione di ritirarmi a vita privata. Resto al servizio del centrosinistra e in attesa di sapere se e a quali condizioni mi sarà chiesto un impegno in prima persona nelle imminenti elezioni amministrative di Bari. Dopo di che, deciderò cosa fare, d’intesa con tutte e con tutti coloro che mi sono stati accanto in questi mesi».

martedì 9 Aprile 2024

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Annalisa
Annalisa
22 giorni fa

Uno che usa il termine sesquipedale evidentemente non vuole farsi capire dai baresi…

Annalisa
Annalisa
22 giorni fa

Laforgia ha dimostrato solo di essere nelle mani di Conte

Annalisa
Annalisa
22 giorni fa

E noi che intanto ci preoccupiamo dei 33 mila morti a Gaza….

Stefano
Stefano
22 giorni fa

Doveva fare le Unitarie e invece ha eseguito l’ordine di Conte e ha buttato i seggi all’aria. Quando le parole divergono dai fatti

Annalisa
Annalisa
21 giorni fa

Il tentativo maldestro e non riuscito di sfruttare a suo vantaggio inchieste giudiziarie. Insomma di ricavarne una qualche parcella politica.