Continuano ad emergere dettagli dell’inchiesta che ha scosso sin dalle fondamenta la città di Bari. Una indagine che ha svelato un sistema di corruzione elettorale in città della provincia ma che ha portato ad otto arresti e coinvolge figure di spicco, tra cui l’assessora regionale dimissionaria Anita Maurodinoia.
Due testimoni chiave, un padre e sua figlia, hanno fornito dettagli cruciali agli investigatori. In un’audizione risalente al 4 ottobre 2020, i testimoni hanno descritto “dettagliatamente le modalità di esecuzione della condotta criminosa”. Secondo i documenti dell’inchiesta, una donna li aveva contattati una settimana prima delle elezioni per chiedere loro di agire come rappresentanti di lista per conto di un altro indagato nell’inchiesta.
I testimoni hanno raccontato di essersi presentati al comitato elettorale, dove hanno consegnato documenti e ricevuto istruzioni specifiche sul voto da tributare al candidato e alla consigliera regionale, con l’intesa che sarebbero stati retribuiti con 50 euro a persona dopo le elezioni. Secondo i rapporti, questo denaro è stato consegnato non solo a loro, ma anche ad altri elettori nello stesso periodo.
Uno degli aspetti cruciali emersi dall’indagine è che “l’avvenuto pagamento veniva quindi annotato da una ragazza seduta dietro la scrivania”, indicando un sistema organizzato per registrare e monitorare le transazioni illecite.
Tra gli arrestati figurano il marito dell’ex assessora, Sandro Cataldo, e il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli (quest’ultimo sospeso proprio oggi dal Prefetto di Bari), entrambi attualmente ai domiciliari. La vicenda ha provocato le dimissioni immediate di Anita Maurodinia dall’incarico e dal Partito Democratico.
Ma chi si vende il voto commette pure lui un reato.
Li hanno chiamati come? Hanno preso il numero dal vecchio elenco telefonico Sip? Non credo….
Migliaia e migliaia di pugliesi disposti a vendersi il voto per 50 euro ma pure per 20. Che immagine….