Il processo

Mascherine d’oro durante il covid, l’accusa chiede condanne per 5 imprenditori

Avvocati in aula
Chieste pene tra i 18 e i 24 mesi
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Pene tra 18 e 24 mesi di recusione sono stati chiesti dalla Pubblica accusa nei confronti di cinque imprenditori finiti alla sbarra con l’accusa di aver speculato sull’emergenza Covid. Le accuse riguardano presunti aumenti ingiustificati sui prezzi delle mascherine Ffp2 e Ffp3 (con rincari dal 41 al 4100%) stipulate con le Asl pugliesi durante il lockdown di marzo 2020.

Il processo è in corso davanti ai giudici del tribunale di Bari.

Tra gli imputati, Romario Matteo Fumagalli, legale rappresentante della Sterimed, con sede legale a Surbo, è uno dei destinatari delle richieste di pena più severe, insieme a Massimiliano Aniello De Marco, legale rappresentante della Servizi ospedalieri di Ferrara. A entrambi sono contestati i reati di manovre speculative su merci, tentata truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. La Procura ha anche chiesto una multa di 500 euro per ciascuno di loro.

I fratelli Gaetano e Vito Davide Canosino, della 3MC spa e Penta srl di Bari, ed Elio Rubino della Aesse Hospital di Bari, sono invece a processo per manovre speculative su merci. Per loro è stata richiesta una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa da 300 euro.

L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza ha rivelato presunti sovrapprezzi applicati lungo la filiera commerciale, con mascherine vendute a prezzi crescenti fino a superare i 20 euro ciascuna. Gli imputati – secondo l’accusa – avrebbero violato le regole di buona fede contrattuale, vendendo “allo scoperto nudo” mascherine che non avrebbero potuto fornire, mettendo così a rischio la salute pubblica.

Durante la requisitoria, il procuratore Roberto Rossi ha sottolineato l’importanza vitale delle mascherine, definendo l’operazione di Sterimed e Servizi ospedalieri come una “operazione speculativa ai massimi livelli”. Rossi ha evidenziato come gli imputati avessero l’obbligo di dichiarare la mancanza delle mascherine promesse, considerando il mercato fortemente deficitario di quei dispositivi in quel periodo.

Il difensore di Fumagalli, l’avvocato Ennio Amodio, ha respinto le accuse, chiedendo l’assoluzione del suo assistito sostenendo che il fatto non sussiste.

Il processo continuerà con le prossime udienze, durante le quali i difensori degli altri imputati presenteranno le loro argomentazioni.

mercoledì 24 Gennaio 2024

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Annalisa
Annalisa
3 mesi fa

A quando una bella inchiesta anche sui vaccini? Sul loro costo nascosto, la scelta di una sola casa farmaceutica, gli effetti collaterali e la loro reale efficacia nel bloccare la malattia e i contagi, a differenza di quanto promesso.