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Lavoro, giovani e industria a convegno

La Redazione
Per dar fiato all'occupazione rimettere l'impresa al centro dello sviluppo
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“Lo spread fra Italia e Germania non è solo quello fra Btp e Bund. Il vero differenziale fra i due Paesi è nel campo del lavoro. In Germania i giovani inattivi sono il 36%, in Italia il 57%. E questo non è spiegabile solo con l’abbandono scolastico, in Italia sette volte superiore alla Germania. Se non si rimetterà l’impresa al centro delle politiche economiche ben poco si potrà fare per risollevare l’occupazione, cominciando dalla riduzione dei costi del lavoro, della pressione fiscale, del credito e dai tempi troppo lunghi della burocrazia”.
Lo ha detta Mario Laforgia, direttore di Confartigianato Bari,  al convegno “Per il mondo del lavoro una Scuola e una Università all’avanguardia – un impegno per le nuove generazioni”, promosso ieri dalla Camera di Commercio di Bari.
“Il lavoro non è un’entità astratta”, ha sottolineato in apertura il presidente dell’ente Alessandro Ambrosi, “il lavoro si crea e soprattutto, chiusi i rubinetti delle assunzioni nel Pubblico, non possono che crearlo le imprese. E se ci troviamo di fronte al fenomeno paradossale della disoccupazione all’inverso, cioè di imprese che non dispongono delle professionalità richieste e di giovani disoccupati, questo vuol dire che il sistema non funziona. Non possiamo più permetterci che questo accada”.
Dalle associazioni di categoria all’università, dal mondo della scuola ai sindacati  il leit motiv è lo stesso: rimettere l’impresa al centro dello sviluppo del Paese. Ma allo stesso tempo rendere l’istruzione più “competitiva”, una vera e propria palestra dell’occupazione, in cui si diffonda quanto più possibile l’innovazione.
E’ quanto il convegno di stamattina, promosso dalla Commissione camerale per i rapporti con Scuola e Università, presieduta dal consigliere Giuseppe Aquilino e moderato dal consigliere Franco Bastiani, si è proposto di fare. Stimolare una riflessione, facendo dialogare gli attori del sistema,  per cercare il bandolo della matassa in una realtà in cui secondo le ultime previsioni del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere nazionale e Ministero del Lavoro relative al I trimestre 2013, 137.800 sono state le assunzioni dirette  e 218mila le uscite programmate, con un saldo negativo dei posti di lavoro con contratto a tempo indeterminato, determinato e apprendistato pari a oltre 80mila unità.
Al convegno, che ha visto la partecipazione dei segretari generali della CIGL, CISL e Uil, Michele Gesmundo, Vincenzo Di Pace e Aldo Pugliese, hanno partecipato gli studenti dell'Università e del Politecnico e delle scuole: "Flacco", "Romanazzi", "Marconi", "Gorgjux", "Vito Vittorio Lenoci", di Bari e  "Basile-Caramia" di Locorotondo.
“Dobbiamo guardare realtà evolute – ha detto il direttore di Cna Bari Pino Riccardi – e soprattutto fare matching fra mondo della formazione e imprese e soprattutto spingere la scuola a cimentarsi con la dimensione in avanti dell’economia. Il lavoro oggi lo crea soprattutto l’innovazione, e cioè le imprese che nascono nei settori innovativi, che non vuol dire necessariamente high tech”.

Operazione quella della creazione delle imprese innovative che ha visto di recente in prima linea la Camera di Commercio di Bari, con il progetto “Valoreassoluto” che ha consentito a 5 giovani di realizzare il proprio sogno imprenditoriale, attivando altrettante start up, attraverso uno stanziamernto di 400mila euro, esperienza che hanno condiviso durante il convegno.

Il futuro occupazionale è quindi nelle nuova manifattura ma anche nell’artigianato e non  a caso la legge regionale sull’apprendistato ha introdotto la “bottega-scuola” e “riabilitato” la figura del maestro artigiano. Un settore quello dell’artigianato, come ha detto Giuseppe Aquilino, che in Puglia ha visto calare il numero delle imprese del 19,8 % dal 2009 al 2013 (dati relativi al primo trimestre). Il che vuol dire che sono scomparsi 10mila muratori, quasi mille imbianchini, circa 2500 carpentieri e 1278 idraulici, in una regione in cui il tasso di disoccupazione supera l’11,5 % e fra i giovani tocca punte del 40%.

Rilanciare quindi il dialogo con le associazioni di categoria sui temi del lavoro e della formazione è più che una necessità.  Consentendo agli studenti di operare nella scuola come se fossero in azienda; Lo ha detto Mario Trifiletti, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale che ha evidenziato come fino ad oggi l’esperienza più riuscita in Puglia sia quella dell’alternanza scuola-lavoro, con circa 170 percorsi presso istituti secondari Tecnici (47%), Professionali (30%) e Licei (20%). Sono stati richiesti oltre 25 settori (aeronautico, beni culturali, economico aziendale, meccanico, turistico, TIC). Hanno partecipato (a.s.2011/2012) quasi 7.000 studenti. La spesa complessiva del Miur è stata di € 2.400.000. Una regione che vanta tre ITS (Istituti tecnici superiori) dove si promuove l’orientamento professionale dei giovani ed il raccordo con la formazione continua.

In conclusione ancora il confronto con la Germania. “Aziende tedesche cercano laureati italiani”, ha detto Giuseppe Acciani, docente di Elettrotecnica del Politecnico di Bari. Vuol dire che la nostra formazione é di alto livello. E ha aggiunto: “ormai si lavora in coordinamento con le aziende. E poi ci sono diciannove spin off che gemmano all interno delle strutture universitarie e servono a trasferire la ricerca in realtá di produzione. Nascono per iniziativa di docenti e poi coinvolgono laureati. Il punto debole è che sono di alto livello tecnologico, ma poi assumono poco perchè non hanno grosse committenze. Occorre convogliare la domanda, vendere meglio, far conoscere la nostra offerta di tecnologia”.

Maggiore  specializzazione e  identità, ha concluso Franco Botta, docente di Economia e  di  Politica del lavoro dell’Università di Bari, scelte necessarie per competere meglio.

sabato 4 Maggio 2013

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