Cultura

Tecniche investigative a confronto nel contrasto alla criminalità organizzata

Davide Impicciatore
Si è tenuto questa mattina il convegno internazionale organizzato dall'ass. culturale Gens Nova di Bari
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Si è tenuto nella mattinata odierna, presso la sala conferenze dell’Hotel Palace di via Francesco Lombardi a Bari, il convegno internazionale dal titolo “Tecniche investigative a confronto nel contrasto alla criminalità organizzata”, organizzato dall’associazione culturale GENS NOVA di Bari in collaborazione con l’Università “Lum Jean Monnet” di Casamassima.

L’evento, promosso da “PUBBLIKA – ufficio stampa” di Luigi Bramato e Stefania Ferrante, e dal Consolato Generale della Repubblica di Albania in Bari con il Consolato Onorario della Repubblica di Ungheria (circoscrizione Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise), ha avuto come obiettivo l’intento di proporre un’occasione di incontro tra l’Italia e i diversi paesi dell’Europa dell’Est per quel che riguarda le differenti tecniche investigative utilizzate nel contrasto alla criminalità organizzata.

Perché il confronto con i paesi dei Balcani? Ci risponde il presidente di Gens Nova, prof. avv. Antonio Maria La Scala: «Perché anche lì, dopo la caduta del muro, purtroppo, i problemi di criminalità sono aumentati. Inoltre molte loro problematiche sono connesse con quelle del nostro paese, nel senso che ci sono ormai organizzazioni criminali albanesi, rumene, che operano, collaborano e cooperano con i nostri criminali. Mi sembrava corretto, come associazione che si occupa di tematiche concernenti la legalità, fare questo confronto».

Una riflessione di ampio raggio sulle strategie messe in campo anche in riferimento alle vicende storiche di ciascuno Stato, quindi. L’attività di Gens Nova, iniziata quasi dieci anni fa, prosegue con problemi quotidianamente sentiti (l’anno scorso si è tenuto un convegno simile al quale hanno partecipato giudici americani e funzionari della Nato, quindi paesi appartenenti alla parte ‘occidentale’ del mondo moderno): «quest’anno ci confrontiamo con i paesi orientali proprio per vedere loro come si comportano e come agiscono».

Al tavolo dei relatori si sono succeduti importanti autorità e personaggi balcanici. Ad aprire i lavori, dopo i rituali saluti del presidente La Scala, è stato Fadil Canaj, ex Capo della Polizia di Stato di Tirana, che – rigorosamente nella sua lingua di origine, con il supporto di una traduttrice – ha discusso dei rapporti di polizia fra Italia e Albania e fra UE e Albania, menzionando i problemi interni dello stato albanese come la tratta della prostituzione, ma soprattutto le piaghe contemporanee: microcriminalità e danni alla proprietà. L’obiettivo della ormai decennale collaborazione Italia-Albania è di ridare fiducia alle forze dell’ordine ormai considerate inutili e inefficienti dai cittadini disillusi. Per questo è stata migliorata la qualità delle Forze dell’Ordine e sono state promosse norme e leggi in sinergia con quelle Europee.

A seguire l’intervento del dr. Gentian Jahjolli, Direttore degli Accordi Esteri del Ministero degli Interni della Repubblica di Albania, che ha descritto varie tecniche applicative per fronteggiare la criminalità organizzata, tecniche che devono tuttavia tutelare i diritti dell’uomo per conservarne l’integrità fisica e psicologica. L’analisi dettagliata, approfondita e critica, si è concentrata, fra le altre, su tecniche come la consegna controllata, l’undercover (sottocopertura) e l’agente infiltrato, con un excursus approfondito che ha rivelato vantaggi e svantaggi di tali procedure.

Infine hanno preso la parola il Ten. Col. Fatos Haziri della Polizia del Kosovo e la dr.ssa Carmen Frandes, ispettore di Polizia del distretto di Targu Mures, che si è concentrata prevalentemente sul riciclaggio di denaro.

A concludere il convegno sono state le domande e gli interventi della numerosissima platea, accorsa con interesse e curiosità all’evento.

sabato 13 Aprile 2013

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