Cultura

“Processo all’informazione”: condanna o assoluzione?

Davide Impicciatore
Alla presenza di Corte, accusa e difesa. Imputato il diritto di informare
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Si è celebrato ieri pomeriggio, presso l’aula d’udienza “Gaetano Contento” della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’atteso “processo all’informazione”, organizzato dal Circolo Leo Longanesi e da “il Borghese”, rivista fondata dal Longanesi  e con la quale hanno partecipato giornalisti del calibro di Indro Montanelli e Giovanni Ansaldo.  Il Borghese a breve sarà diffuso anche nella città di Bari e sarà distribuito direttamente dall’editore, saltando la rituale consegna per mano del distributore locale.

La Corte, presieduta dal prof. Massimo Di Rienzo, direttore della Facoltà di Giurisprudenza, dal “Giudice a latrere”, avv. Egidio Sarno e dal “Cancelliere” dr. Aldo Ligabò (già presidente del Circolo Leo Longanesi di Bari), ha ascoltato con attenzione gli interventi dei vari testimoni e degli avvocati di parte.

Ma qual è l’accusa che viene mossa a questo “insolito” imputato che è l’informazione giornalistica? Sono tre i punti principali mossi dall’accusa: per prima cosa, il potere di condizionamento senza limiti e a tutti i livelli, sotto il profilo conscio ma anche sotto il profilo inconscio, comprendente a 360° tutto il sistema societario; in seconda istanza, il potere di disporre di potenti mezzi concentrati nelle mani di determinati personaggi, sia in modo benigno che maligno; e, in ultima analisi, la capacità di predisporre, parallelamente alla Giustizia, processi e atti d’accusa che spesso condizionano l’intera vita di singoli individui.

Chiamato per primo dal Pubblico Ministero, dr. Mimmo Loperfido, è stato il noto radiocronista sportivo, Michele Salomone: « Io cerco di salvare la buona fede perché un giornalista è credibile in quanto dice o vuole dire la verità: è questo che rende credibile il giornalista. […] La vera libertà giornalistica – ha concluso Salomone – è quella degli editori, non quella dei giornalisti».

A seguire gli interrogatori di Luciano Lugarini, editore del Borghese («io sono un uomo felice perché non ho padroni») e di Claudio Tedeschi, direttore del Borghese («io rispondo a chi mi legge. Io lavoro per l’editore ma scrivo per i lettori»), che noi di Barilive.it abbiamo intervistato in esclusiva: «Il convegno si occupa principalmente di quella che è la situazione della stampa di oggi, dei suoi rapporti col potere, con la finanza, se effettivamente la stampa ha colpe o difetti o pregi nel veicolare l’informazione sia politica che sociale», ha dichiarato il direttore del mensile che, alla nostra provocazione di definire il suo giornale “di destra” ha risposto: «se lo intendiamo “di destra” come si intendeva sino al 25 febbraio, no.

Il Borghese è un giornale completamente libero, indipendente; chiaramente riprende idee, filosofie, principi e valori che si richiamano alla Destra ma non corrispondono assolutamente a un linguaggio di destra politica». E ancora: «E’ necessaria una stampa libera e indipendente sia dal denaro sia dalla politica anche perché ciascuno di noi (purché suffragato da prove e fatti) ha il dovere di denunciare determinate cose specialmente se si intende difendere il cittadino e la popolazione. La guerra di Grillo contro l’informazione è dovuta al fatto che così l’informazione parla di lui, perché se no nessuno se lo filerebbe».

A testimoniare sono stati chiamati anche giornalisti ed esponenti della politica nonché del sindacato: Manlio Triggiani, Gustavo Delgado e il consigliere De Matteo per l’accusa, Vito Micheal’informazione è, il più delle volte, manipolata. L’opinione viene prima del fatto, e l’opinione è data da chi sta dietro il giornale») per la difesa (coordinata dall’avv. Nicola Raimondo).
Dopo attente analisi, rigidi interrogatori, e argute disquisizioni, la conclusione da parte del PM è sconvolgente, perché il Pubblico Ministero «non chiede alcuna condanna nei confronti dei componenti del mondo dell’informazione».
Il verdetto finale della Giuria, composta dalla Corte e da Giudici popolari, è (quasi) scontato: «l’imputato non è colpevole».
Bene così. Pensate quante altre sciocchezze avremmo letto sui giornali nei prossimi giorni…

venerdì 8 Marzo 2013

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