Attualità

Sicurezza e libertà, se n’è discusso a Bari

Valentina Loporchio
I costituzionalisti: "Diritti inalienabili"
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Quanto la necessità della sicurezza pubblica influisce sulla libertà personale? In che modo si supera l’antitesi tra il diritto della libertà della persona e la sicurezza? Di questo si è parlato nella giornata di studio ‘Il segreto di Stato. Profili italiani e comparativi’, organizzata presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi ‘Aldo Moro’ nell’ambito del progetto Prin 2008 (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale.

A portare i saluti istituzionali, l’assessore provinciale Sergio Fanelli, che ha ricordato l’impegno profuso dall’Ente in tema di sicurezza (progetto Felce e vademecum per turisti). Il tema della sicurezza pubblica è balzato in primo piano dopo la triste data dell’11 settembre 2001. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York si crede che libertà e sicurezza personale siano in netto contrasto tra loro.

Gli studi dei costituzionalisti, però, tendono a confutare questo concetto ed a superare l’antitesi, come ha evidenziato il prof. Alessandro Torre, organizzatore del convegno e coordinatore del Prin 2008. Ricordando la teoria filosofica di Hobbes, secondo cui in uno scenario di massima libertà dell’essere umano si crea il caos e vige la legge del più forte, Torre ha spiegato che la sicurezza, come la libertà, è altresì un diritto inviolabile. Richiedere condizioni maggiori di sicurezza rende pertanto tutti più liberi.

La diatriba, semmai, emerge dalla difesa della libertà e della sicurezza e ciò che sanciscono le norme di uno Stato. In particolare, la delicata disciplina del segreto di Stato, analizzata dal costituzionalista Alessandro Pace e dal sostituto procuratore del Tribunale di Milano Armando Spataro. Senza addentrarci in un discorso prettamente giuridico, nel suo intervento Spataro ha sottolineato come l’Italia sia all’avanguardia in materia di lotta al terrorismo senza limiti ai diritti individuali, rispetto invece a quanto accade negli Usa o nel Regno Unito. “Qui – ha ricordato il magistrato – si può finire in carcere fino a 28 giorni solo per essere sospettati di attività terroristiche. E giova ricordare anche la vicenda di Abu Omar, imam della moschea di Milano, ‘prelevato’ nel 2003 da agenti della Cia, trasferito in Egitto e lì torturato e incarcerato, in quanto sospettato di terrorismo islamico”. Quell’episodio ha segnato dei conflitti tra i poteri dello Stato (con, appunto, il segreto di Stato), e la magistratura milanese che ha condotto l’inchiesta.

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venerdì 11 Maggio 2012

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