Attualità

Stella del Lavoro, nove baresi premiati per merito

Fabio Leli
Il segretario Generale Uil Aldo Pugliese: "Ridare speranza a chi non ha lavoro, a cominciare da giovani e donne"
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 La tradizionale cerimonia di consegna delle “Stelle al merito del lavoro”, che conferisce a cittadini particolarmente meritevoli i quali si siano distinti nel proprio lavoro per singolari meriti di perizia, laboriosità e condotta morale, è stata celebrata al Teatro Petruzzelli in occasione della Festa nazionale dei Lavoratori.

A tale evento sono intervenute le alte cariche istituzionali. In qualità di rappresentante del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, il Prefetto di Bari Mario Tafano ha dichiarato: “Oggi siamo qui per ribadire la centralità del lavoro e per rivendicare tutte le condizioni che devono caratterizzare la società italiana, come società fondata sul lavoro, in consonanza con il pensiero dei padri costituzionali, che vollero solennizzare questo concetto nella lapidaria dichiarazione l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.”

E’ stato poi l’assessore alle Attività economiche Franco Albore, assieme al Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna, a consegnare il riconoscimento ufficiale ai baresi Vito Michele Abbrescia, Tommaso Basso, Vito Carnimeo, Nicola Colaleo, Francesco Fasano D’Atri, Pasquale Dicillo, Giovanni Notaristefano, Francesco Pizzulli e Domenico Vitulli.

Ma ad un’Italia in una situazione economica critica e in piena recessione, in cui gli italiani sono in cassa integrazione, disoccupati, poveri e, in alcuni casi, al limite del suicidio, all’allarme sociale è subentrata la crisi politica affidata a tecnocrati. Parole di riflessione sono giunte dal Segretario Generale della UIL di Puglia e di Bari Aldo Pugliese: “Mai come quest’anno, il 1° maggio deve rappresentare un momento per il ricordo e di profonda riflessione sulle tante morti causate non più solo dagli incidenti sul lavoro, ma anche e soprattutto dalla disperazione di chi non ha un lavoro né la speranza di ottenerlo, a cominciare dai giovani e dalle donne, tra i più penalizzati da anni di manovre fondate esclusivamente su motivi e obiettivi ragionieristici. Un Paese che pensa di risolvere ogni problema infierendo su chi sopravvive con un solo reddito, su piccole e medie imprese, sulla formazione, sull’istruzione, sulla ricerca e sul servizio sanitario non ha alcun futuro, ma è anzi destinato a un lungo calvario recessivo, all’esclusione, in termini di competitività, dai mercati internazionali. La ricetta vincente risiede invece in una serie di riforme concrete che vedano il lavoro come protagonista di un effetto domino che rilanci la produzione e dia slancio ai consumi.”

martedì 1 Maggio 2012

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