Attualità

A Ecopolis si festeggia la città che non c’è

Fortunata Dell'Orzo
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Dovremmo dividere questo “pezzo” in due parti distinte: la prima dedicata a raccontarvi la festa del decennale della Cooperativa Ecopolis, fondata dal 1997 da Alberto Gorga e un gruppo di fedelissimi idealisti; la seconda allo squallore di un’Amministrazione Comunale che non viene e non partecipa e si limita (!!) a mandare un presidente dll’Amiu con poche idee ma confuse, che balbetta alcune solide banalità in tema di rifiuti e qualità dell’ambiente senza, sostanzialmente, dire niente.
Ecopolis, ve lo abbiamo già detto, è una solida cooperativa sociale di tipo B, sono quelle realtà (non tutte limpide e cristalline sia chiaro, ma questa lo è) che si districano ogni giorno con i problemi di cui nessuno si vuole occupare: galeotti, tossici, sbandati vari. Loro credono nel recupero e nell’inclusione sociale anche perché si confrontano con realtà diverse e vincenti.

E di solito trovano mille difficoltà proprio nel dialogare con le istituzioni (non tutte, ma quelle cardine sì): Ecopolis, per esempio, non ha padrini politici in nessuno degli schieramenti. Per cui non risulta troppo simpatica a nessuno in quanto non costituisce parco voti.
Ed ecco che si fa la festa del decennale e ai ragazzi di Gorga viene un’idea: invece di fare il solito convegno bla bla bla, organizziamo una festa, invitiamo due cooperative sorelle di Roma e Torino, discutiamo di riciclaggio dei rifiuti e inclusione sociale, come se stessimo facendo una costruttiva chiacchierata fra amici. E ne parliamo con il Sindaco, con l’Assessore all’Ambiente, con il presidente dell’Amiu e con chi ci vorrà stare.
Prima ci divertiamo un po’ chiedendo a quel matto geniale di Enzo Vacca di presentarci un’asta con le mille carabattole che abbiamo qui al mercatino dell’usato e il ricavato lo utilizziamo per mettere qualche bell’albero in qualche spazio degradato di questo benedetto quartiere.
E poi, una bella sfilata di moda con abiti ricavati da materiali destinati all’oblio e alla discarica: infine un buffet equo e solidale con tarallucci e vino, ma ricavati dai terreni sottratti alla mafia e rimessi in produzione da cooperative di gente onesta.

Un programma invitante: peccato che proprio il comune non c’era. Sì, c’erano due presidenti di circoscrizione (Pasquale Leccese di Japigia-Torre a Mare e Leonardo Scorza di Carrassi San Pasquale), dei due quartieri dove già si fa una raccolta differenziata molto discutibile e dove si vorrebbe farla e c’era anche Raffaele Bruno, un prete di Libera. C’erano gli artisti di strada e le ragazze dell’Occhio del Riciclone che hanno realizzato i vestiti della sfilata di moda. Un po’ di gente del quartiere e amici della cooperativa.
Ovviamente di giornalisti eravamo solo la sottoscritta e la collega Annandelia Turi di Antenna Sud. Ma il Comune non c’era. Non c’erano voti da raccogliere, promesse da fare, passerelle, belle frasi fatte da regalare, tanto non costa niente. C’era la concretezza di un lavoro duro e quotidiano, le difficoltà di un settore sporco in tutti i sensi come quello dei rifiuti e del riciclaggio (“non dimentichiamoci che gli affari in questo campo li fa soprattutto la mafia” ha ricordato Don Bruno), la necessità di studiare nuove strategie e nuove proposte con un interlocutore che si sottrae (il Comune) o ascolta solo alcuni e non tutti.
Gorga non ha nascosto la sua delusione: da padrone di casa ha persino sfilato con l’abito fatto di camere d’aria e pelle destinata al macero, ma era amareggiato.
E mentre Giuseppe Savino snocciolava banalità risapute e un poco pavide su un argomento che invece richiederebbe creatività e coraggio (e non ci ha detto per esempio che fine ha fatto l’ecocentro, come mai non vengono più distribuiti i sacchetti della riciclata a Japigia, e come ripensa di ovviare alla scarsa sensibilizzazione della gente che continua a mischiare i rifiuti fregandosene altamente di differenziarli), tutti i presenti avevano la sensazione che si stesse festeggiando una città e un’idea di città che ancora non c’è e chissà se mai ci sarà.
Non resta che fare ancora gli auguri a Ecopolis, non solo per i suoi dieci anni, ma per il fatto di restare qui a Bari, continuando a combattere contro l’ignavia di chi il cambiamento si limita ad annunciarlo.

giovedì 25 Ottobre 2007

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