Attualità

Minori, idee contro la dispersione

Paola Mammarella
Continuità e formazione per il riscatto delle realtà a rischio
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Fallimento delle politiche sociali, vita sociale permeata di malavita, scuola inadeguata. È il bilancio fornito da Adele Dentice, insegnante di lettere alla scuola media “Sa Nicola” nel centro storico. “Non ci limitiamo alla denuncia, ma siamo ricchi di proposte concrete”, afferma, riferendosi all’impegno dell’associazione “La Rete”, per la legalità e i diritti negati, di cui è membro attivo. Divisa in dipartimenti che si occupano separatamente di minori, scuola, telecomunicazioni e donne, La Rete snoda la sua attività tra il mondo associazionistico e della comunicazione, collaborando con Arci, Libera, Acquedotto Pugliese, Fondazione Caesar e Controradio. Numerose le iniziative per la prevenzione. Si è tenuto nel giugno scorso il primo convegno sui minori. “Non una semplice conferenza”, commenta la professoressa Dentice, “ma un incontro coinvolgente con poesie, recite, concerti e proiezioni di cortometraggi prodotti dai ragazzi”. Come l’esibizione della banda jazz delle scuole di Carbonara o il film “Il turco e il santo”, tratto dalla leggenda barese sui sensi di colpa dei cittadini per aver trafugato le ossa di San Nicola.

“Un modo per soddisfare la voglia di esibizionismo dei ragazzi”, che ha fatto emergere l’abbandono per strada come nelle famiglie, con genitori assenti. “Il problema è il disinvestimento che da alcuni anni colpisce i quartieri a rischio”, rincara Adele Dentice. “Le politiche badano alla quantità piuttosto che preferire qualità e continuità. “I ragazzi cambiano. Prima esisteva una gerarchia di ruoli, in un certo senso i rapporti erano moralizzati anche nel bullismo. Ora c’è un disagio generalizzato. Scuola e famiglie sono crollate e si aggiungono a un malessere persistente. I minori assorbono tutto il disagio derivato dai problemi del lavoro e delle donne”. Colpa della nuova organizzazione scolastica, senza il tempo prolungato, con docenti precari, che non possono garantire la continuità dei percorsi, e per questo demotivati. Colpa della discriminazione tra maschi e femmine, ancora esistente, e di una mentalità che tende al mantenimento del sottosviluppo. “Colpa di molti professori, che tendono a soprassedere su ritardi, assenze e basso rendimento perché sensibilizzati da situazioni familiari disagiate”. Emerge la necessità di operare in rete.

Collaborare contemporaneamente con i servizi sociali, creare lavoro e valorizzare la scuola può contribuire al riscatto delle famiglie. Dimostrare che con la legalità si può vivere per far sì che i ragazzi non finiscano nella manovalanza della malavita, attività molto redditizia. “Abbiamo avuto episodi di violenza latente”, confessa la professoressa Dentice, “la rabbia per la mancanza di mezzi, l’impotenza, sfociate in aperte minacce ai docenti”. “Gli insegnanti che si rapportano alle realtà a rischio spesso ne risentono psicologicamente”, interviene Rosa Pinto, psichiatra e dirigente del Centro di salute mentale, convinta che a Bari Vecchia esistano codici culturali capaci di mantenere una situazione di malessere. Tanti i progetti in cui ha prestato la sua consulenza insieme ai componenti de “La Rete”: il cinematografico”Giovani dietro le quinte per una città da palcoscenico”, l’itinerante “Sportello rosa per le donne”, che ha raccolto testimonianze nel centro storico barese e “La città di Penelope e le altre”, in cui molte donne hanno imparato a usare il web. Altrettante le idee per il futuro. Iniziative per sensibilizzare a un utilizzo responsabile dell’acqua e degli strumenti informatici. Ma soprattutto dialogo e coordinazione con le istituzioni, guardate troppo spesso con sfiducia per la scarsa continuità degli interventi.

martedì 21 Agosto 2007

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