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Dolphin Onlus, approcci diversi alla disabilità mentale

Paola Mammarella
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“Guardare alle persone come tali, non in base al proprio quoziente intellettivo”.

Parola di Cesare Porcelli, neuropsichiatria infantile dell’Asl, durante la conferenza che, presso il circolo culturale Federico II di Via Latilla, ha presentato la Dolphin Onlus. L’associazione, che si trova a Triggiano, in via Dante Alighieri 93, è nata dalla collaborazione di sei famiglie accomunate da un problema: la presenza di un figlio con disabilità mentali. Un dramma, maturato rendendosi conto di quante cose è impossibile far fare a un figlio e valutando le incognite per il futuro. Un impatto duro, che prima di passare attraverso l’accettazione, deve affrontare problemi di tipo pratico e di inserimento. Denunciano infatti lo scarso interesse della società i genitori intervenuti al convegno.

Una carenza di attenzioni aggravata dalla presenza di pochi operatori competenti. Le professionalità si trovano ad agire al servizio di molti casi, determinando un abbassamento nella qualità delle prestazioni, una vera e propria insufficienza umana. Poche anche le strutture, ma “i piccoli progressi”, afferma una delle mamme presenti, “danno la carica e il coraggio di continuare”, spingendo i genitori a documentarsi e impegnarsi in prima persona. “La riabilitazione senza spese dovrebbe essere un diritto di tutti”, continua un’altra socia, soprattutto alla luce della legge 104/92, fiore all’occhiello antidiscriminazione nel panorama normativo italiano. È ritenuto a volte insufficiente il sostegno offerto dalle scuole, mancando anche una cultura sulle patologie esistenti. Pecca che fa etichettare come strani certi comportamenti dei disabili, non considerando che riflettono il modo di rapportarsi alla società. In classe i ragazzi percepiscono la paura di chi si confronta con la loro diversità, non hanno un punto di riferimento costante. Per ottenere risultati positivi è necessario rimuovere le cause di esclusione, ma soprattutto valutare la specificità di ogni caso, individuando percorsi diversi e lavori preparatori individuali.

Via libera allora alla pet-terapy, consigliata anche dal dottor Porcelli, e a ogni tipo di riabilitazione innovativa, che include l’organizzazione di campi estivi. Iniziative che hanno già dimostrato la loro validità per i progressi registrati dai partecipanti. Progetti che necessitano di professionalità consolidate. Mirano infatti alla formazione di nuovi operatori, alla ricerca gli eventi organizzati dalla Dolphin per raccogliere fondi e le attese tavole rotonde con le istituzioni. Un modo per sensibilizzare alla diversità, sperando di aprirsi a nuovi iscritti.

lunedì 26 Febbraio 2007

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