Attualità

Carbonara: il mezzo miracolo dell’Arcangelo Michele

Antonella Ardito
Anche il Sindaco in Processione, e oggi una fiaccolata ad un anno dal disastro di Cava di Maso
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In quel di Carbonara San Michele, arcangelo guerriero, è riuscito a fare un mezzo miracolo: a dir la verità l’ha fatto venerdì 13 ottobre quando il Comune di Bari ha inviato una squadra di operai a rimuovere gli uffici della Pal di Labico dalla Piazza della Chiesa Matrice. La ditta incaricata del rifacimento dei sottoservizi è risultata inadempiente ma non ha pensato di riportarsi a casa ufficio e bagno chimico.
Il Parroco, Don Paolo Sangirardi, ha più volte chiesto la rimozione dei manufatti, sostenendo che era impensabile fare la Festa con banda, cavalli e recinzione ed è stato accontentato. Adesso toccherà alla seconda classificata, la ditta Sanseverino di Bitonto iniziare i lavori, sempre che non ci siano ricorsi che ne mettano a rischio la cantierizzazione, obbligatoria entro dicembre 2006 se non si vogliono perdere il milione e trecentomila euro di Fondi Por.

Il Sindaco Michele Emiliano, in processione con il presidente della Provincia Divella assicura che gli interventi per i sottoservizi e per la Piazza di Carbonara partiranno a breve.

Per questi e soprattutto per la Cava di Maso serve l’altro mezzo miracolo dell’Arcangelo Michele.

Un anno fa il disastro ambientale e le polemiche per un parco costruito senza vie di fuga e per le case abusive sorte inspiegabilmente sul canalone e inondate d’acqua. Oggi una fiaccolata (alle 17,30) per fare luce sugli interventi (“Il ponte a Santa Rita è annoverato nel prossimo piano triennale delle opere pubbliche” conferma Emiliano) da operare per dare sicurezza ai residenti.
Adesso, senza scomodare i santi, serve una volontà a riqualificare tutto il quartiere dal punto di vista strutturale…anche se, e la festa di San Michele cade a fagiolo, anche i carbonaresi devono capire cosa vogliono essere, se sono parte attiva di una città con trecentomila e più abitanti o un paesotto di ventimila anime inglobato, (dal 1979 è IV Circoscrizione con Ceglie e Loseto) suo malgrado, dal capoluogo pugliese.

La festa era occasione di svago, retaggio di una cultura contadina che nel mese di ottobre festeggiava il suo momento di ricchezza, fatto di olio e vino e che vedeva i macellai carbonaresi dare un contributo in agnelli da latte per la migliore riuscita di una sagra che univa il culto micaelico e la vocazione agricola e commericiale.
Oggi ha ancora un senso fare una festa patronale anche se le presenze di forestieri sono aumentate dopo tre anni di paura (Omicidio Marchitelli ndr)? E soprattutto fare una festa patronale secondo canoni antichi, con la banda (quest’anno due ndr), le giostrine in un terreno di molteplice proprietà privata e le bancarelle ricche di ciarpame? Un qualcosa di ripetitivo e stantio. E come non dimenticare l’ostinazione nel chiamare complessi di quart’ordine o cantanti ormai in declino solo per movimentare la serata del lunedì? Nella piazza della chiesa ieri sera c’erano cinque ragazzi di vent’anni che suonavano e cantavano una pizzica: sarà pure inflazionata ma di certo c’è qualcuno ( e sicuramente non sono i soli) che sa andare oltre le canzoni napoletane sparate da casse a tutto volume.
Comunque tornando al cantiere per i sottoservizi a Carbonara, i tecnici che seguiranno i lavori promettono un posto alternativo dove posizionare gli uffici.

Ma se il giorno della Festa la Piazza della Chiesa era sgombra di tutto, lunedì scorso non c’era il bagno chimico ma la mondezza quella sì…e la colpa non è della ditta di Roma, ma di chi qui a Bari non sa rispettare le regole.

 

lunedì 23 Ottobre 2006

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