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Onda su Onda: la guida Codacons sull’elettromagnetismo

Grazia Rizzi
Sapere per difendersi è l'arma vincente per combattere le forme più subdole di inquinamento
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Alla vigilia dell’approvazione di una legge regionale sulla tutela dei consumatori, il tema dell’inquinamento ambientale diventa una priorità d’agenda per cittadini e amministrazioni locali.
L’incontro organizzato dal Codacons con il patrocinio della Regione Puglia ha affrontato uno degli aspetti più controversi dal punto di vista della minaccia alla salute del cittadino: l’inquinamento elettromagnetico. Questione assai dibattuta, nella quale si intrecciano le preoccupazioni della gente, i forti interessi dei gestori degli impianti, le difficoltà degli enti locali ad amministrare una materia che difetta di una legislazione chiara e organica a livello nazionale.

La lunga lista di relatori che si sono succeduti ieri al convegno ha testimoniato la volontà di fare chiarezza su un problema dalle molteplici implicazioni. Sono intervenuti, tra gli altri, Maria Maugeri, assessore alla tutela dell’ambiente del Comune di Bari, l’on. Vincenzo Vita, candidato di Rifondazione comunista, Francesco Tarantini, presidente regionale di Legambiente,  Dino Leonetti, oncologo.

L’assenza di un’adeguata informazione sull’elettrosmog – ha spiegato in apertura Alessandro Amato, presidente del Codacons e moderatore del dibattito – genera nei cittadini un’istintiva repulsione nei confronti delle antenne di telefonia cellulare che vanno moltiplicandosi sui tetti dei centri abitati, senza però metterli nelle condizioni di poter agire per difendere concretamente il proprio diritto alla salute.
E nasce proprio dall’intento di fornire ai consumatori indicazioni complete sulle fonti dell’inquinamento elettromagnetico e sui rischi ad esso connessi l’opuscolo “Onda su onda – Tutto quello che il cittadino deve sapere sull’elettrosmog”, realizzato dal Codacons e distribuito al pubblico durante l’incontro. Uno strumento informativo concepito per favorire una corretta conoscenza del problema, sgombrando il campo da pregiudizi (come la paura ingiustificata delle antenne satellitari che in realtà non sono inquinanti) ma anche per segnalare al cittadino i provvedimenti legislativi che lo tutelano e che, purtroppo, sono ancora pochi e poco chiari.

Non sempre, infatti, le leggi che disciplinano la localizzazione degli impianti di telecomunicazioni tengono conto del fondamentale principio della cautela – cui si ispira anche il diritto comunitario – secondo il quale anche in assenza di prove scientifiche certe sugli effetti nocivi di un impianto il legislatore deve dare assoluta priorità alla tutela della salute del cittadino.
Ad esempio, la stessa legge quadro 36 del 2001, la prima a riordinare organicamente le leggi in materia di impatto ambientale, fissa con scarsa chiarezza i limiti delle emissioni di onde elettromagnetiche e si limita a punire i reati con sanzioni amministrative che non scoraggiano affatto le infrazioni. A ciò si aggiunge l’eccessiva frammentazione delle competenze che indebolisce l’azione dei Comuni, che con difficoltà riescono a concordare con i gestori telefonici piani di (de)localizzazione degli impianti (come nel caso del Comune di Bari) nel tentativo di ridurre anche l’impatto ambientale – paesaggistico legato all’installazione delle antenne.

Tuttavia, se i gestori hanno gioco facile nel far prevalere i propri interessi sottraendosi spesso agli accordi presi con le autorità locali, bisognerà anche riconoscere una parte di responsabilità nei cittadini, e in particolare in quelli che, allettati dalle prospettive di guadagno economico, acconsentono alla collocazione di un’antenna sul proprio tetto. Senza entrare nel merito della scelta, sarà forse sufficientemente dissuasivo ricordare i possibili effetti sulla salute dell’inquinamento elettromagnetico. Sebbene la comunità scientifica non si sia definitivamente pronunciata sui danni fisici provocati dall’elettrosmog, l’Istituto Superiore di Sanità ha di recente definito i campi elettromagnetici un probabile cancerogeno, senza contare le numerose ricerche condotte a livello locale che, pur basandosi su dati parziali, hanno messo in evidenza una più alta incidenza di tumori e linfomi in zone interessate dalla presenza di stazioni radio base e antenne radiotelevisive.

lunedì 27 Marzo 2006

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