Cultura

A Bari la scuola a confronto

Antonella Ardito
La tre giorni promossa dal Cidi
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Da venerdì 17 a domenica 19 febbraio Bari verrà invasa da 500 docenti iscritti al Cidi, Centro di iniziativa Democratica degli Insegnanti: l’iniziativa è stata presentata ieri in Sala Giunta dal Sindaco Emiliano, dagli Assessori Martino (pubblica istruzione) e Laforgia (cultura) e dall’onorevole Alba Sasso, già presidente cittadino e nazionale di questa Associazione che a Bari compie trent’anni e che celebra il trentacinquesimo convegno nazionale.

Presenti anche Domenico Chiesa, presidente Nazionale del Cidi e Beatrice Mezzina, già preside di istituti superiori di Bari come il Giulio Cesare e il Socrate e attualmente presidente del CidiBari, che ha tenuto a precisare che gli incontri previsti a Bari e provincia non saranno il pretesto per discutere della riforma Moratti bensì un’occasione di dialogo sul senso della scuola oggi, di quello che può dare agli studenti e dello scopo dell’insegnamento.

Il Presidente Nazionale del Cidi Chiesa, ha sottolineato la valenza della scuola per il territorio, per la crescita delle competenze che non può sussistere senza una solida base culturale, concetti ribaditi anche dall’Onorevole Sasso.

Questo convegno si propone di portare avanti riflessioni sul metodo di approccio nell’insegnamento e di ridare ai programmi una dimensione più vivibile e fruibile dagli studenti…ma c’è un problema di fondo, che va oltre la sforbiciata dei fondi.

Oggi per un insegnante di cinquant’anni è difficile insegnare: provate a chiedere ad un docente se è contento del lavoro che riesce a portare avanti, e non parlo dello stipendio bensì delle condizioni in cui cerca di destare la voglia di imparare di una classe sovraffollata che non vede in te altro che un simbolo da distruggere.
Vi risponderà che non è più come una volta, e non per fatalismo ma perché questa è la realtà dei fatti.

Impossibile in molte classi di oggi portare avanti un discorso di "Piacere del Conoscere", perché gli insegnanti si devono limitare a "trasmettere il minimo indispensabile" in un’aurea di disinteresse asfittico che troppo spesso viene giustificato dalle famiglie.

La scuola è una conquista troppo recente per l’Italia e non può essere relegata a parcheggio per ragazzi che non cresceranno mai: la scuola è una maestra di vita ma se insegnanti e famiglie non collaborano per dare una smossa agli uomini di domani non si verrà mai a capo di questo problema che, specialmente al sud, rischia di diventare una piaga che mina un possibile ed auspicabile progresso.

Questo non può esistere senza cultura, e la scuola è uno di quei baluardi che può ancora difenderla.

martedì 7 Febbraio 2006

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