Politica

Se sette Iper vi sembran pochi

La Redazione
Chiusure domenicali, licenziamenti minacciati: l'assessore all'annona cerca di governare il caos ereditato dal centro destra e trasformarlo in un sistema ordinato e, soprattutto, legale
scrivi un commento 3451

Sergio Ventrella ha una pazienza infinita: è questa almeno l’impressione che ci fa, quando ci riceve nel suo ufficio a piazza Chiurlia, nella sede che fu dei vigili urbani e che segna, oggi come sempre, il confine geografico e antropologico fra il Borgo Antico e la città murattiana.  Dalla precedente amministrazione ha ereditato un bel malloppo di patate bollenti, lui che ha somma competenza in fatti di commercio, di negozi, di orari. E mettere mani nel complesso e variegato mondo del "commercio barese" non è impresa facile.

Appena insediato, si trovò a fare i conti con la Legge regionale 11 del 2003, in pratica la norma attuativa della legge Bersani che nel 1998 aveva regolamentato la materia, delegando agli enti locali (regioni e comuni) la competenza sugli esercizi commerciali con metratura superiore ai 250 metri quadri.

Bari, nel frattempo, era diventata una sorta di Iperlandia: sette strutture giganti sul territorio metropolitano, abitudini rivoluzionate per i consumatori, crisi galoppante per i piccoli esercizi, lotta senza quartiere fra prezzi, sconti, offerte speciali, cassette postali farcite di volantini, acquirenti tirati e attirati di qua e di là e, soprattutto: domeniche ormai votate al sacro rito dello shopping in queste strane disneyland in cui spendere sembra meno pesante che al mercatino rionale o alla salumeria sotto casa.

Un regalo, dice Ventrella senza mai perdere l’aria tranquilla che lo contraddistingue, che il buon Simeone di Cagno Abbrescia aveva fatto alla grande distribuzione forzando un po’ la mano della legge madre (ed in assenza di una legge regionale di attuazione): dichiarando "Bari città Turistica" da Giugno a Settembre, era possibile lasciare aperti gli iper tutte le domeniche (poco importa che non vi fosse traccia di turisti).

Nel frattempo, la maggioranza di centro destra alla regione approva nel 2003 la legge attuativa, affidando ad una sorta di concertazione allargata alle associazioni dei commercianti, la questione delle aperture domenicali: i Comuni potevano concedere  agli esercizi commerciali solo 4 domeniche l’anno più quelle del periodo natalizio. In totale 8 domeniche.

"Abbiamo più volte fatto presente ai colleghi della Regione" dice Ventrella "che questa legge andrebbe modificata: il ruolo del Comune è ridotto a quello di un notaio che constata quanto deciso fra gli operatori commerciali e le loro associazioni di categoria: francamente un po’ pochino. E se ci troviamo ora in questa situazione è anche per colpa di chi, nel precedente governo regionale, ha per anni trascurato di realizzare la legge attuativa e ha fatto credere, con la storiella della città turistica, che a Bari si potesse restare aperti per 52 domeniche l’anno senza problemi".

Obiettiamo a Ventrella  che è proprio su questo che la dirigenza Ipercoop sta basando la sua minaccia di licenziare un centinaio di dipendenti, fra le due strutture di Santa Caterina e Japigia: non potendo contare più sulla "domenica selvaggia" i fatturati (dicono) subiscono un calo che impone con urgenza il ridimensionamento degli organici.

"Noi siamo attentissimi a questa minaccia" dice Ventrella "ed è per questo che abbiamo messo in campo ogni risorsa politica e amministrativa per scongiurarla, nel rispetto però della legge. Anche, se sarà il caso, ricorrendo a un referendum fra i cittadini, come ci consente l’articolo 6 dello Statuto di Bari, o portando la questione nella massima sede istituzionale, il Consiglio Comunale. Ci sono tutte le premesse per risolvere questa crisi. Se davvero dipende dall’apertura domenicale potremmo giungere anche a concedere una domenica sì ed una no, nel pieno rispetto della legge regionale."

Ma Ventrella, oltre alla proposta, ha anche una scommessa: "sarei curioso di sapere se, offrendogli per assurdo 52 domeniche l’anno di apertura, i dirigenti Ipercoop, parlerebbero ancora di licenziamenti. Non vorrei che vi fossero stati errori di valutazione all’inizio, basandosi sulla distorsione causata dalla ‘domenica selvaggia’ concessa dal centrodestra. Ed oggi, per colpa di questi errori, pagassero solo i lavoratori  minacciati di licenziamento."

Sarà nostra cura, Assessore, chiederlo direttamente ai dirigenti dell’Ipercoop, non dubiti.

giovedì 26 Gennaio 2006

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti