Cultura

Sul filo della memoria: Belzec, un film per non dimenticare

Danilo Calabrese
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E’ stata proiettata giovedì sera al Cinema Armenise di Bari la prima nazionale del lungometraggio Belzec, di Guillaume Moscovitz.

Il documentario, che viaggia su uno dei tredici vagoni del Treno della memoria nell’ambito del progetto Mai più, racconta la barbarie dei nazisti in uno dei campi di sterminio in Polonia.
Belzec è un lager meno conosciuto rispetto ad altri, perché costruito e smantellato in fretta. Fu senza dubbio, però, uno dei più cruenti.

I deportati venivano solitamente eliminati in poche ore dal loro arrivo e in seguito i loro corpi occultati velocemente.

Si conta che dal mese di marzo a quello di dicembre del 1942 furono uccisi non meno di 600.000 ebrei provenienti soprattutto da Cracovia e Lvov e, in misura assai minore, dalla Germania, dall’Austria e dalla Cecoslovacchia.
Il campo di sterminio fu demolito rapidamente nei primi mesi del 1943 dagli stessi nazisti per non lasciare alcuna traccia.

Il regista è stato a Belzec nell’aprile del 2000, con uno storico che gli mostrava dove allora fossero le baracche, le fosse e le camere a gas, tutte cose nascoste agli occhi, che oggi, invece, vedono solo un piccolo bosco con alberi (piantati dai tedeschi) ed una radura.

Un paesaggio assolutamente banale e terrificante insieme, se si immagina la crudeltà consumata in quel luogo.

Il film ripercorre le atrocità commesse attraverso i ricordi toccanti degli anziani, allora spettatori quasi inconsapevoli di quelle realtà.
Particolarmente commovente il racconto di Braha Rauffman, a quei tempi bambina ebrea di sette anni, che visse nascosta per venti mesi in una porcilaia senza alcuna possibilità di muoversi, perchè coperta da una grande quantità di legna.
Dopo la sua liberazione non ricordava più nemmeno cosa fosse la luna.

La bellezza di Belzec sta nell’opporre alle parole drammatiche dei testimoni le normali immagini quotidiane (come treni in arrivo o auto che attraversano un incrocio cittadino) riprese da una camera quasi immobile, che lascia a chi guarda un forte senso di vuoto, riempito solo dall’orrore dell’immaginazione.

Infatti, le uniche foto dello sterminio, davvero splendide nella loro fattura, sono affidate a dei dipinti un po’ naif di un abitante, che da bambino osservava i campi dall’alto delle colline e più grande li ha disegnati.

Il dolore dei lunghi silenzi e delle voci, di chi oggi mal sopporta la responsabilità di non essersi mai opposto alla malvagità nazista, si percepisce in modo molto più intenso, al termine della proiezione, dopo una rielaborazione dell’opera.
 
La prossima visione del film a Bari sarà riservata agli studenti il 20 gennaio sempre al cinema Armenise alle ore 10.30.

sabato 14 Gennaio 2006

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