Cultura

Fedra all’Abeliano di Bari

La Redazione
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Ottima performance al Teatro Abeliano per la compagnia L’Altradanza di Mimmo Iannone venerdì e sabato con lo spettacolo Fedra,  trascrizione in prosa e danza liberamente tratta dall’opera di Racine e che si è fregiata delle composizioni al pianoforte di Nicola Scardicchio.

Splendide le protagoniste femminili, Tina Tempesta e Sabrina Speranza.

Ho ogni furia d’amore! E’ con questa frase che Fedra rivela alla nutrice l’amore segreto, non corrisposto, che nutre per Ippolito, figlio di suo marito Teseo.

Rivela l’amore, non il nome di colui che ama, e già questo indica che la donna vive il suo sentimento come colpa. Ha, infatti,  precedentemente detto: Fosse agli Dei piaciuto che altrettanto pulito avessi il cuore.

E, nel dialogo con Ippolito, prosegue: Amo, ma nell’attimo stesso che t’amo, non pensare che m’approvi e che mi veda innocente.

In Fedra dunque l’amore è febbre, tormento, passione insana della quale si vergogna perché l’ha condotta alla degradazione di se stessa, contro la quale ha anche lottato fingendo di odiare Ippolito, ma contro cui nulla può perché il suo destino è già segnato.

Fondamentale in “ Fedra”, come del resto in tutte le tragedie di Racine, è l’inutilità della lotta dell’uomo contro le forze invincibili che lo sovrastano e lo distruggono. Il messaggio dell’autore sembra, infatti, essere proprio questo: in questo mondo non è facile essere uomini, ed essere uomini felici è addirittura impossibile perché vi sono delle forze misteriose che ci ostacolano.

Tra tutte le forze misteriose che dominano la vita umana la più grande, la più forte, è la passione amorosa, sulla quale, comunque il destino avverso, il fato crudele, finisce per prevalere. Infatti Fedra viene annientata dal suo stesso sentimento, attraverso cui rivela la sua natura profonda di donna, che la condurrà prima alla solitudine, poi alla sofferenza devastante, infine alla morte.

Per quest’opera, come per le altre opere di Racine, vale la convinzione dell’autore che l’uomo, ossessionato dalla vana ricerca della felicità, viene dominato dai suoi desideri e resta intrappolato in amori imprevedibili che, inevitabilmente, conducono alla catastrofe finale.

“Fedra”,direttamente ispirata all’omonima di Euripide, è forse il capolavoro di Racine, il maggior drammaturgo dell’età di Luigi XIV, poiché offre la visione in profondità dell’animo umano, dove albergano mostri intangibili ma egualmente pericolosi come quelli personalmente affrontati da Teseo: i desideri, le pulsioni, le passioni. Saranno proprio questi sentimenti, mescolati in modo irrazionale, a causare la distruzione e la devastazione morale e fisica dei personaggi.

Prossimo appuntamento all’Abeliano con Arnoldo Foà e il suo spettacolo Oggi, in programma dal 18 al 20 novembre nell’ambito della rassegan Actor.

lunedì 14 Novembre 2005

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