Politica

Artigiani a convegno: ” Concertazione e cooperazione per superare la crisi”

Antonio Scotti
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Per usare un termine appartenente al vocabolario dell’economia, potremmo dire che oggi se c’è un termine inflazionato, questo è la competitività.
Una parola da molti invocata come panacea  al momento tragico di recessione, che sta mettendo in ginocchio paesi europei come Francia e Italia. E proprio di competitività si è parlato all’ attesissimo convegno organizzato dal CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) in cui hanno preso parte figure appartenenti al mondo delle istituzioni, come il Presidente della Provincia di Bari Vincenzo Divella, il Presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini e l’assessore al Bilancio del Comune di Bari Francesco Boccia.

Ad introdurre i lavori, l’ampia relazione del Direttore provinciale CNA di Bari Giuseppe Depascale, che ha toccato un po’ tutti i punti cardine delle questioni che gli artigiani sentono di dover porre con rilevanza al tavolo delle istituzioni: dalla finanza agli incentivi per  programmi di investimento, dalle infrastrutture e la logistica fino al mercato del lavoro e della formazione.
Stiamo attraversando una crisi strutturale connessa ai mutamenti di lungo periodo dei mercati mondiali. Noi crediamo che il mercato e le sue leggi sono la bussola che devono orientare le nostre scelte e queste leggi si chiamano liberalizzazione, concorrenza, innovazione. Sono scelte che devono intaccare non solo la produzione e il commercio, ma anche le liberi professioni”. A queste parole di carattere introduttivo, Depascale ha anche prestato consenso alla provocazione dell’allora commissario europeo Mario Monti, il quale ha proposto di eliminare il valore legale del titolo di studio in direzione “della eliminazione di un po’ clientelismo e di nepotismo diffuso”.

Una Confederazione che mostra di non rinchiudersi in delle sterile e quasi sempre lacunose richieste, ma che propone rimedi concreti, frutto di una attenta analisi interna. “Occorre dare– continua Depascale- la giusta centralità ad una nuova politica industriale, che sostenga in Puglia le imprese di piccola dimensione  mediante una nuova collocazione competitiva basata su nuovi fattori di competizione diversi dai costi”. Misure nuove che richiamano alla maggiore qualità, all’attenzione dei marchi e alla distribuzione. A questo si aggiunge l’invito ad “aumentare la presenza di  nuovi prodotti a maggiore contenuto di conoscenza, che risulteranno strategici per il futuro della Regione”.

Il Presidente della Provincia di Bari Vicenzo Divella raccoglie l’invito del CNA ad intensificare la formazione di politiche innovative promuoventi una nuova governance regionale.  Il proposito è che esse dovranno prestare la giusta attenzione alle relazioni di cooperazione e di concertazione tra imprese e istituzioni, ma altresì  l’auspicio è che “che con l’attuale amministrazione regionale si possa concretamente avviare una nuova concezione della funzione pubblica”. “I costi della burocrazia– aggiunge Divella- dissuadono le iniziative economiche, sviliscono la volontà di investimento degli imprenditori. La pubblica amministrazione deve ormai coinvolgere, nella attuazione e nella progettazione delle politiche, tutti i soggetti economici”.

Goliardico e dal tono salace l’intervento del Presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini, che ha sottolineato come gli attuali problemi di recessione economica provengano anche da “una mistica dell’Ue che si è venuta a creare nei nostri palazzi di governo”.
Come si fa a competere con una moneta super valutata e con pil che  stenta a cresce proprio per questo problema. Non dimentichiamo- aggiunge Azzolini- che la media dei lavoratori europei lavora 300 ore in meno degli Usa”.
Un allarme che già il Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, segnalò a Roma  non prima di qualche giorno fa in occasione dell’assemblea degli industriali  e che non può non essere preso in considerazione per quanto attiene la crescita in termini reali del pil,  che di fatto rischia, già per il differente livello di produttività, di essere meno competitivo rispetto al principale concorrente dell’Europa: gli Stati Uniti d’America.
Quanti di voi hanno un automobile italiana?”. La domanda provocatoria di  Azzollini ai congressisti provoca un risultato imbarazzante data il numero limitato delle mani alzate, ma  ha la capacità di accendere la spia sulla crisi trasversale della economia italiana, prima ancora che di quella europea.
Una  crisi di carattere strutturale, che la scelta dei dazi potrebbe non risolvere totalmente, e che abbisogna di ritrovare uno slancio a partire dalla volontà della CNA che invita  imprese, istituzioni e università a fare sistema e a ritrovarsi come voce unica in un mercato liberalizzato che non permette più abbassamenti guardia.

domenica 12 Giugno 2005

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