Politica

Si torna al Proporzionale

Fortunata Dell'Orzo
Il meccanismo con cui eleggeremo Deputati e Senatori. La novità del voto degli italiani all'estero
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Dopo 12 anni di maggioritario, il sistema elettorale che useremo il nove e il dieci aprile torna dritto verso il proporzionale in tutta Italia tranne che in due regioni, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.

I partiti hanno presentato liste bloccate, una per ogni circoscrizione. La Circoscrizione coincide più o meno con il territorio regionale.  Questo significa immediatamente una cosa: che l’elettore dovrà limitarsi a sbarrare il simbolo del partito e basta. Non dovrà più indicare numeri o nomi, pena l’annullamento del voto.
Ma la stessa architettura della scheda, del resto, non lascia spazio a dubbi. I candidati, posti in ordine numerico, vengono eletti man mano che raggiungono il quorum di voti necessari.

Sulle schede i partiti che si sono coalizzati sono disposti su un’unica fila, mentre quelli che concorrono da soli sono staccati. Questo è un dato importante da tener presente, perchè, come vedremo più avanti, sono diverse le "soglie si sbarramento" per chi è in coalzione e per chi è invece da solo. Ma procediamo con ordine.

La Puglia  eleggerà 44 deputati e 21 senatori, su base regionale: questo significa che esiste, per ogni partito, un’unica lista per tutto il territorio della circoscrizione.

Oltre alle soglie di sbarramento, questa legge ha introdotto il  premio di maggioranza allo scopo di garantire stabilità: la coalizione o il partito che vince, infatti, cioè che prende più voti degli altri, riceve un bonus di seggi in modo da arrivare a 340 deputati, mentre all’opposizione restano 277 seggiPer il Senato invece, il premio di maggioranza viene assegnato su base regionale, per cui può accadere che in alcune regioni una coalizione vinca ed in altre perda, rendendo meno netta la differenza fra maggioranza e opposizione a Palazzo Madama.

 Vanno poi tenuti presente i dodici seggi  scaturiti dal voto degli italiani all’estero.

Tre soglie di sbarramento per la Camera: 10% per le coalizioni, 4% per i partiti non coalizzati e 2% per i partiti coalizzati. I voti dei partiti che non raggiungono il 2% vengono conteggiati, ma per il riparto dei seggi vengono contati solo quelli presi dal miglior perdente al di sotto del 2%. Un escamotage per incoraggiare i partiti a coalizzarsi.

Tre le soglie di sbarramento anche per il Senato: 20% per le coalizioni, 8% per i partiti non coalizzati e 3% per quelli coalizzati.

Premio di coalizione regionale. Per garantire il problema della rappresentatività regionale del Senato viene introdotto il premio di coalizione regionale, un premio di maggioranza che si calcola su base regionale. La coalizione che ha più voti in ogni singola regione avrà almeno il 55% dei seggi. In questo modo il premio di maggioranza può andare in una regione alla Cdl e in un’altra regione all’Unione.

Indicazione ‘Unico capo della coalizione’. Dopo le obiezioni del Quirinale sulla designazione del premier, la Cdl ha introdotto nella legge una norma che invece prevede l’indicazione del "capo della forza politica" capo della forza politica pur "restando ferme le prerogative del Presidente della Repubblica previste dall’articolo 92". "I partiti o i gruppi politici – recita la nuova norma – organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare, depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione". In precedenza era scritto "unico leader".

Tutela delle minoranze linguistiche. Sono tutelate le minoranze linguistiche, coalizzate o non coalizzate. Nelle Regioni a statuto speciale potranno accedere al riparto dei seggi superando la soglia del 20%.

Niente raccolta di firme per chi ha gruppo in parlamento. I partiti o i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere dall’inizio della legislatura e i gruppi che abbiano almeno un seggio nel Parlamento europeo non hanno avuto bisogno di raccogliere le firme per la presentazione delle liste elettorali. Lo stesso è valso per i partiti o i gruppi politici rappresentativi di minoranze linguistiche che abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per la Camera o per il Senato.

domenica 9 Aprile 2006

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