Calcio

Bari, passione vera

Alessandro Cucciolla
Nel calcio, come nellla vita, la sconfitta non deve essere sinonimodi vergogna e la passione, se è autentica, non bada alla classifica
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Caro Sig. Triggiani.
Le rispondo a titolo personale. Lasciamo da parte che sia stato nell’ufficio stampa dell’A.s. Bari dal 1999 al 2004 e che oggi sia componente dello staff del Sindaco. E non utilizziamo queste due circostanze per leggere in modo strumentale questo mio intervento. Scrivo, e penso, solo a titolo personale.
Le porto rispetto per “l’anzianità di tifo” che porta sulle spalle. Non condivido cio’ che ha scritto. Nella Sua lettera al Sindaco ravvedo molte contraddizioni.
Lei si definisce (usero’ il virgolettato riprendendo le Sue parole) “inguaribile ottimista e sognatore”.
Eppure, di ottimismo, leggendo tra le sue righe, non se ne riscontra nemmeno l’idea.
Lei ci porta i Suoi ricordi : opera meritoria. Poi, però, cambia atteggiamento, scegliendo piu’ cupe considerazioni.
E’ brutto leggere “quella partita maledetta di dicembre ‘99” è iniziata la “nostra cavalcata verso le stalle”.
Anzi, verso lo stallo.
Forse si è corretto conscio di aver utilizzato un termine fuori luogo. Ben venga.
Avrei voluto che Lei ci facesse i nomi di chi quel “qualcuno” che ha “svenduto, Bari-Roma, a ben 3000 romani…per arrotondar l’incasso stagionale”. Questa è una grave illazione. Se ne assuma la responsabilità e dica chiaramente a chi pensa. Avrà risposta dagli interessati. Nel continuare sullo slancio del Suo “inguaribile ottimismo” Lei definisce una vergogna la nostra retrocessione in serie C.
Eppure, il Bari, è una squadra che negli ultimi decenni è stata piu’ in serie a che in B. Ma questo dato storico, a Lei e molti altri, non interessa. Lo capisco, non lo condivido. Non si puo’ definire una vergogna una retrocessione. Nel calcio, come nello sport, si puo’ perdere. La sconfitta fa parte della competizione e chi si definisce sportivo ha il dovere di accettare i risultati negativi. Non capisco perché per noi tifosi debba valere: elogio vittoria, vergogna sconfitta. No, non ci sto. Personalmente sono nato calcisticamente allo stadio della vittoria, quando mio padre, all’inzio degli anni ‘80 mi portava in curva ed in tribuna maratona.
Ho la memoria di quello che è stato per tutti noi il Bari, o “La Bari” come si chiamava in passato.
Mio nonno è stato portiere della “liberty Bari”, contribuendo, nel suo piccolo, ad un pezzetto di storia del calcio nella nostra Città. Per questo, per l’amore e dil legame che provo per il “mio Bari”, le dico: riveda le Sue posizioni, non credo siano le piu’ giuste. Mi permetta un parere fraterno e non me ne voglia. Non dica che “qualcuno ha voluto giocare con i sentimenti dei tifosi”. Allo stadio il tifoso ci va: in serie A, serie B o serie C. Se ama vive l’amore.

Pensi ad un rapporto in cui Lei vive un legame con una donna e sceglie, per protesta, la diserzione. Vive con essa e non condivide piu’ l’intimità e la passione: questa donna la sentirà lontana, indifferente, si chiudera’ dentro di se, comincerà a capire che Lei, con la Sua scelta, non vive piu’ davvero il rapporto. Così è successo per i calciatori verso quei tifosi che hanno scelto la “diserzione”. Poi non credo che gli Ultras, tra cui ho molti amici, vadano allo stadio perché “non possono permettersi la diserzione”. Non interpreti i lori sentimenti attingendo alla Sua delusione: ci vanno perché vivono il legame con il Bari (la donna di cui sopra) in modo diverso da Lei.

La smetta di fomentare l’idea che “ci sentiamo prigionieri e zimbelli di colui che ricatta il calcio a Bari”, è davvero una tesi deprimente e priva di ogni logico fondamento. Fantastica e confonde la politica, l’edilizia ed il Bari e non rende merito alla realtà. Perché essa è piu’ semplice di quella che Lei scrive. C’è chi, da decenni, guida una società di calcio, investendo decine di milioni di euro per far vivere l’A.S. Bari in modo dignitoso, per pagare gli stipendi a dipendenti e calciatori, per far si che i colori bianco rossi siano in campo ogni domenica. Lei non compie un opera critica nello scrivere, bensì di distruzione.

Credo, infine, che anche per questo atteggiamento (che con Lei condividono tanti tifosi) siamo molto lontani dalla strada della riconciliazione tra tifoserie-squadra e società. Così perdiamo tutti, nessuno escluso. Se non impariamo a venirci incontro, a dialogare, ad apprezzare quello che abbiamo finiamo per distruggere senza fornire un contributo per il rilancio delle nostre ambizioni calcistiche. Noi non dobbiamo vergognarci per una retrocessione, accusare chi guida la società pesantemente e pescando nel torbido (mi creda, non si arriva da nessuna parte), vivere di ricordi ed essere incapaci di dare uno spiraglio per il futuro della nuove generazione dei tifosi biancorossi.

Cosa penserà un giovane tifoso dopo aver letto il Suo intervento ? Forse che a Bari tutto è da buttare, calcio, politica e speranze. Però, mi creda, così non si ama sino in fondo. Ripensi al Suo legame, ridia slancio alla Sua passione. La rivedremo allo stadio, magari c’incontreremo, e forse La vedrò sorridere perché penserà a quella donna alla quale ha tolto la Sua presenza.

Con affetto.
Alessandro Cucciolla

giovedì 11 Maggio 2006

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