Attualità

Molfetta: scoppia il caso della piscina comunale

Pasquale Caputi
Un gruppo di istruttori, atleti, fruitori, genitori scaglia pesanti accuse contro i gestori della piscina. Sul banco degli imputati in primis Elio Sannicandro, presidente regionale del Coni.
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L’atto d’accusa è di quelli pesanti: un gruppo di utenti, genitori, atleti, istruttori attivi presso la piscina comunale denunciano la gravità e l’insostenibilità della situazione in cui verte l’impianto sportivo.

Sul banco degli imputati è soprattutto il Coni, nella figura del presidente Elio Sannicandro, reo di non aver rispettato le promesse e gli impegni presi all’apertura cinque anni orsono.

La piscina è di proprietà del Comune, ma affidata in gestione al Coni; inizialmente (siamo nel 2002) tutti avevano considerato la presenza della massima istituzione sportiva una garanzia di imparzialità, di tutela degli interessi in primis dei fruitori dell’impianto, di valorizzazione delle risorse territoriali, di trasparenza ed efficacia.

Oggi la situazione pare essere radicalmente diversa: una delegazione dei “critici” si è recata agli inizi di giugno presso la sede del Coni per denunciare a Sannicandro le incongruenze nella gestione della piscina.

Sul piatto fornito al Presidente ci sono l’inadempimento delle promesse del 2002, la scarsa concretizzazione delle potenzialità dell’impianto, il mancato reinvestimento degli utili per migliorare la struttura, il netto decremento degli iscritti nell’ultimo anno, il fallimento del progetto di promozione sociale e dello sport, addirittura la denuncia di una gestione clientelare dell’impianto.

Sannicandro ha dapprima mostrato interesse per la questione, per poi liquidarla, in un incontro con tutti gli istruttori e responsabili, tenutosi a metà dello stesso mese, definendo il calo delle iscrizioni “fisiologico” e i contrasti interni piccoli screzi di valenza inconsistente.

“Abbiamo atteso 30 anni per ottenere la costruzione dell’impianto, e oggi verifichiamo il totale fallimento delle premesse”, dicono. All’inizio la subgestione dell’impianto era stata affidata dal Coni ad un gruppo di esperti, per poi passare alla Rari Nantes, società barese, che ne ha retto le sorti fino allo scorso anno.

Nel 2006 Sannicandro ha optato per un cambio al vertice, delegando la gestione della piscina a Giuseppe Marzulli. E qui, a detta del gruppo, la situazione è degenerata. Marzulli, premettono, è anche tecnico e atleta della squadra di pallanuoto, nonché presidente del Molfetta Nuoto, situazione, questa, che crea un effettivo conflitto di interessi nell’organizzazione delle attività.

“È come se Marzulli fosse a tutti gli effetti il proprietario della struttura”, dicono praticamente all’unisono i componenti del gruppo, promotori anche di una petizione rivolta al sindaco e agli organi di stampa per rendere pubblica la conoscenza dei fatti.

Da sottolineare che lo spazio acqua è stato concesso dal Coni alla Molfetta Nuoto praticamente a costo zero, che dirigenti, allenatori, responsabili sono remunerati dal Coni, non dalla società (come dovrebbe effettivamente essere), che il Comune, esonerato da ogni responsabilità dagli “accusatori”, ha affidato la gestione dell’impianto al Coni senza pretendere un ritorno economico.

“Anzi, affermano, si ritrova in debito di 70.000 euro con il Coni per la realizzazione di miglioramenti strutturali di cui francamente non ci rendiamo conto”. Tutte questo getta ombre sui meriti di Marzulli, puntualizzano, considerando anche che manca un effettivo controllo della contabilità.

Ma i problemi non finiscono qui: grave è la condizione di pulizia delle acque, che dovrebbe essere la priorità per chi frequenta abitualmente gli ambienti natatori, come è grave il fatto che non ci sia una precisa assegnazione e gerarchia dei ruoli.

“I manutentori si ergono a padroni dell’impianto, altri ruoli di notevole responsabilità sono affidati a gente inesperta, o peggio, con scarse competenze”.

Elemento altrettanto ambiguo è la presunta valorizzazione delle risorse del territorio; a titolo esemplicativo fanno notare che, da quattro anni a questa parte, tra giugno e luglio una società sportiva biscegliese organizza a costo zero il Campus estivo, con la possibilità di fruire di tutto l’impianto, mentre l’intero staff tecnico a disposizione, nello stesso periodo, viene licenziato.

“Perché non concedere a gente della nostra città di organizzare iniziative del genere, considerando che non sono certo le competenze a mancare?”

La stessa squadra di pallanuoto, decantata per aver ottenuto la promozione in C, è composta quasi totalmente da atleti non molfettesi, e nonostante questo “pare essere l’unica ad aver ottenuto risultati degni di rilievo”.

Ulteriore pomo della discordia, infatti, agli occhi dei critici, è l’atteggiamento discriminatorio che sembra attuarsi nei confronti di atleti e tecnico di nuoto, nonostante i risultati di assoluto prestigio ottenuti in questi anni. Senza dimenticare che, invece di promuovere nuove iniziative, ne sono state cancellate altre di particolare interesse, in primis il nuoto sincronizzato.

“Sembra proprio che la piscina sia stata utilizzata solo per corsi di nuoto, laddove potrebbe essere fruita per una quantità innumerevole di attività, e come la piscina, così la palestra, che versa in condizioni di totale degrado”.

Nei prossimi giorni saremo in grado di raccontare l’evolvesi della situazione, a quali conseguenze (se ce ne saranno) porterà la denuncia; contatteremo Sannicandro e raccoglieremo anche le repliche di chi è oggetto di questa accusa.

Auspicando che tali conflitti, che rendono la piscina una pentola in progressiva ebollizione, possano concludersi con una soluzione condivisa.

lunedì 16 Luglio 2007

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