Il reportage

Le olive? «Si paghino con bonifici bancari»

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
In arrivo la nuova stagione olivicola: quantità in risalita rispetto al 2016 e qualità eccellente grazie all'assenza di parassiti. Il segreto? Non avere fretta di iniziare la raccolta. Intanto sono già iniziati i primi furti
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Quantità in risalita rispetto al 2016, ma ancora lontana dai livelli degli anni precedenti. In compenso, qualità eccellente grazie all’assenza di parassiti. Anche per questo sono già iniziati i primi furti, piaga che si cerca di contrastare intensificando i controlli.

Si presenta così la nuova stagione olivicola ormai alle porte, in alcune città iniziata già da qualche tempo. Nel nostro territorio Andria, Corato e Bitonto la fanno da padrone. Ma tutto il barese è coinvolto. Una raccomandazione per chi è prossimo alla raccolta: non avere fretta di mettere mano a teli, verghe e scuotitori.

Quantità: meglio del 2016 ma peggio del 2015
Secondo l’indagine eseguita dall’osservatorio di mercato del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori nelle settimane scorse, la stagione olivicola 2017/2018 vedrà un incremento medio complessivo del 50% della produzione italiana rispetto all’annata precedente. Resta però ancora una grande distanza con la stagione 2015/2016, quando la produzione fu del 42% in più. In questo scenario, la Puglia resta la regione leader con il 55% dell’intera produzione nazionale. La previsione è quella di produrre circa 150mila tonnellate d’olio, con un incremento rispetto allo scorso anno del 45%.

Le previsioni: qualità eccellente
«Se c’è stato un risvolto positivo nell’assenza di piogge, questo è sicuramente riferibile all’assenza di parassiti» spiega Francesco De Palma, amministratore dell’antico frantoio De Palma di Corato. «La mancanza di piogge abbondanti ha infatti evitato l’attacco della cosiddetta mosca olearia, determinando così una elevata qualità del prodotto».

«Grazie all’assenza di parassiti, questa sarà una delle campagne più sane degli ultimi anni» ribadisce Gennaro Sicolo, presidente del Cno, il consorzio nazionale degli olivicoltori. «La qualità sarà eccezionale, soprattutto quella dei prodotti di coloro che hanno potuto irrigare i campi».

Il segreto per una buona raccolta? Non avere fretta
«Quella in arrivo è una campagna “piena”, con piante colme di olive» afferma De Palma. «Sarà molto importante non avere fretta nella raccolta, in quanto la siccità estiva ha reso l’oliva un po’ più piccola del solito: le piogge che sono cadute nei giorni scorsi e magari quelle che cadranno prossimamente, potranno però far migliorare la qualità visiva del prodotto».

I prezzi
«Per avere dei dati attendibili occorre attendere la campagna piena» frena De Palma. «A parte le primizie che hanno sempre un costo superiore, il prezzo delle olive si definirà con il solito equilibrio tra domanda e offerta. Ci auguriamo di raggiungere un prezzo giusto in grado di soddisfare le esigenze degli olivicoltori e delle aziende di trasformazione. Una cifra adeguata potrebbe essere quella compresa tra i 70 e gli 80 euro al quintale. Lo scorso anno si è toccata una punta minima di 65 euro fino ad un massimo di 98».

Quanto all’olio, invece, «credo si andrà verso i 5.5/6 euro al litro, in base alla tipologia del prodotto» precisa Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, l’unione nazionale associazioni produttori olivicoli. «In generale prevedo un mercato leggermente più basso rispetto all’anno scorso – continua – ma sono fiducioso che il prezzo terrà. Più che altro, spero in una campagna olivicola in cui l’intera filiera possa reggere».

Chiesto lo stop alle importazioni
I fattori che incidono sul prezzo sono evidentemente molti. Tra questi c’è anche l’arrivo di olio dall’estero, questione sulla quale pochi giorni fa il Cno ha lanciato l’allarme. «Sarebbe opportuno sospendere le importazioni di olio extracomunitario, soprattutto tunisino, nel periodo della raccolta, e calendarizzare l’arrivo del prodotto nei mesi meno caldi per il settore» chiede Sicolo. «La sospensione delle importazioni, almeno durante il periodo della raccolta, eviterebbe la contaminazione del mercato» gli fa eco Loiodice.

Bravi a produrre, meno a vendere
Un po’ come avviene per il settore vitivinicolo, anche in quello oleario si assiste alla presenza di un ottimo prodotto che sul mercato fatica a piazzarsi come meriterebbe. «Siamo grandi lavoratori e produciamo un prodotto di grande qualità» asserisce De Palma. «Siamo invece meno bravi nel comunicare al consumatore che sta acquistando un’eccellenza. Tant’è che la maggior parte dell’olio non viene imbottigliato, ma viene venduto in autobotti».

«È indispensabile organizzare la produzione» tiene a dire Sicolo. «L’olio va messo nei depositi, tracciato e venduto in dieci mesi e non in due, altrimenti il prezzo crolla. Spesso all’origine del problema ci sono proprio i frantoiani, in quanto vendono subito il proprio olio per poter pagare le olive, pensando solo al guadagno della singola partita e non al bene di tutto il comparto. Occorre una visione globale, bisogna riunirsi e far funzionare consorzi e cooperative come succede nel Nord Italia».

I furti
Con la stagione olivicola, è iniziata anche quella dei furti. «Si sono già verificati i primi furti non solo di olive, ma anche di mezzi agricoli. Sono gesti vigliacchi – attacca Sicolo – perché non si tratta solo del valore del prodotto, ma di un anno di lavoro che svanisce in un attimo. Il problema si può risolvere solo se si blocca la ricettazione: per questo abbiamo chiesto al Prefetto di poter magari far pagare le olive conferite con bonifici bancari e di segnalare i nomi di coloro che invece vogliono i contanti».

«Abbiamo chiesto aiuto a tutte le forze dell’ordine – sottolinea Natale Zinni, presidente delle guardie campestri di Andria – e, casse permettendo, stiamo valutando di intensificare i controlli anche con ore di straordinario del personale. Siamo in contatto anche con altri consorzi delle città vicine per valutare sinergie utili a contrastare al meglio il fenomeno».

lunedì 30 Ottobre 2017

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