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Clinica “Mater Dei” sarà il nuovo pronto soccorso

La Redazione
Dopo tagli e licenziamenti, si dà respiro ad altri presidi ospedalieri
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La clinica «Mater Dei», da tempo abbandonata a se stessa, in base alla delibera di giunta regionale che ha ridisegnato la rete ospedaliera privata in provincia di Bari come in tutta la Puglia, sarà il quarto pronto soccorso della città dopo Policlinico, Di Venere e ospedale San Paolo. La scheda allegata agli atti regionali lo esprime chiaramente: " oltre all’accorpamento dei posti letto di tutte le strutture del gruppo ( che diminuiranno di 31 unità), in una riga è definito pronto soccorso letti tecnici. Se tale scelta servirà a dar respiro agli attuali presidi ospedalieri cittadini presi d’assalto per prestazioni non di urgenza: basta prendere in considerazione i dati dello scorso anno per verificare come delle oltre 180mila prestazioni erogate dai tre ospedali cittadini, più di 150mila sono considerati accessi non urgenti. Un problema, questo, che oltre a gravare sul sistema in termini economici ma anche di assistenza per i disagi che si creano, evidenzia una insufficiente rete territoriale che tra medici di base e distretti dovrebbe alleggerire tale carico.

 

Il pronto soccorso alla Mater Dei vede però due tesi contrapposte, da una parte l’imprenditore, dall’altra la Regione. Il primo lo intende come un pronto soccorso normale, in grado di accettare ogni tipo di urgenza , mentre da parte regionale sembrerebbero propendere verso un punto di primo intervento. La differenza è sostanziale per due aspetti: l’impatto economico e quello occupazionale. Prendendo in considerazione questo dato, per garantire il funzionamento di un punto di primo intervento basterebbe un gruppo di medici e infermieri (max 15 persone), mentre nel caso di un pronto soccorso la macchina organizzativa necessaria includerebbe una serie di figure diverse. E qui veniamo al nodo che sta più a cuore a Cbh, ai sindacati e alla stessa Regione.

 

Il riferimento è alla procedura con cui Cbh ha avviato i licenziamenti per 338 persone di cui fanno parte non solo profili sanitari, ma anche amministrativi, autisti, guardie giurate e così via. Va da sè che nel caso di un pronto soccorso, sarebbe possibile se non proprio assorbire tale platea di personale, quanto meno ridurla sensibilmente risolvendo un problema sociale. Il nodo, però, sono anche i costi. Premesso che la delibera di giunta regionale ha stabilito che per la rete privata accreditata i budget resteranno invariati (anzi nel 2013 subiranno una diminuzione pari a 1 milione di euro), come è possibile prevedere un servizio come un pronto soccorso senza risorse aggiuntive? In tal senso va specificato che le prestazioni di pronto soccorso potrebbero (o dovrebbero) essere pagate in base alla «funzione», cioè non in base alle prestazioni, ma secondo la struttura organizzativa necessaria mettendo a budget i costi del personale e materiali. Tale scelta aiuterebbe la struttura a funzionare meglio sfruttando un contenitore polispecialistico, che se pur limitato a livello di budget dispone di 10 sale operatorie, letti intensivi e quant’altro necessario per fronteggiare qualsiasi situazione.

 

Una situazione in continua evoluzione e che viaggerà sullo stesso binario su cu viaggia il riordino della rete sanitaria pubblica rispettando così quel parametro di 3,7 posti letto per mille abitanti dettati dai criteri ministeriali. Ciò eviterà anche la cancellazione di alcune strutture per effetto del decreto Balduzzi (la cui ultima versione ha abbassato la soglia di soppressione delle strutture accreditate da 80 a 60 posti letto) salvaguardando così i profili occupazionali ma consentendo alla Regione di dettare nuove regole ai privati. Niente più concentrazione nei grossi centri, ma si parlerà di concentrazione in piccoli centri dotati di strutture polispecialistiche in grado di completare il circuiito di assistenza sanitaria.

 

lunedì 31 Dicembre 2012

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