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Il commercio barese in agonia, le proposte per il suo rilancio

la Redazione
Fiere, esposizioni culturali, degustazioni agro-alimentari e tanto altro
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Pessima gestione politico-amministrativa del Comune di Bari, mancanza di una programmazione e di una serie di iniziative concrete  volte a  rilanciare le attività  commerciali della città di Bari ed, in particolare, della zona storica del commercio barese, compresa tra Via Manzoni e le strade ad essa limitrofe”, è questa la denuncia di Michele e Luigi Cipriani, del Gruppo Indipendente Libertà, stanchi di una città che sembra poter offrire sempre meno ai suoi residenti e in una nota non si limitano ad elencare cosa non è stato fatto, ma provano anche a immaginare cosa si potrebbe fare per rilanciare il capoluogo.

L’Amministrazione Comunale e, in particolar modo, l’Assessore alle Attività Economiche del Comune di Bari, Arbore, si legge, non sono mai stati in grado di attuare una, pur minima, programmazione di iniziative a sostegno delle attività commerciali della città di Bari.
Le uniche parole spese rimangono gli “sbandieramenti”, da parte del summenzionato Assessore alle Attività Economiche del Comune di Bari, attraverso la stampa locale: Quartiere “Libertà”, cantiere di idee per natale 2009”, che nessuno ha MAI visto scrivono i Cipriani, o fantomatiche e mai realizzate “notti bianche”.

Ma non sembrano poter essere queste le iniziative per il rilancio del Commercio barese, lamentano.

Così elencano, anzi, “ripropongono” come loro stessi sottolineano, le idee che, se attuate, darebbero sicuramente rilancio alle attività commerciali della città ed in particolare delle arterie storiche del commercio barese, quali via Manzoni e vie limitrofe, come per esempio la Fiera dell’antiquariato; manifestazioni culturali; esposizione e degustazione di prodotti agro alimentari,fiera della filatelia, e ancora una pinacoteca all’aperto, ecc.
Queste piccole ma produttive manifestazioni si potrebbero organizzare – mediante installazione di gazebo lungo tutta la via Manzoni (con chiusura temporanea al traffico) – utilizzando anche la Piazza Risorgimento. Tali iniziative dovrebbero tenersi almeno 2 giorni la settimana, soprattutto nei periodi di festività e durante il week-end;  le attività commerciali trarrebbero un prezioso indotto, dato il flusso di potenziali acquirenti, provenienti non solo da altri quartieri ma anche dall’hinterland barese.

“Altre concrete proposte – proseguono – potrebbero essere quelle di destinare alcuni locali, situati al 1° piano nell’area centrale del mercato ex Manifattura, a sedi di TUTTI gli Assessorati, ad oggi, sparsi per la città. Tale situazione, infatti, oltre a costringere i cittadini ad inutili “gite turistiche”, rappresentano un aggravio economico per le casse pubbliche, in quanto gli appartamenti in cui sono allocati gli assessorati sono di proprietà privata ed il costo annuo ammonta ad oltre 1 Milione di euro l’anno.
Ulteriori locali, attualmente disponibili, di proprietà comunale, situati lungo il porticato, piano terra, della ex manifattura, potrebbero essere utilizzati immediatamente per un distaccamento di P.S. e/o Carabinieri, visto che il quartiere Libertà, popolato da 80.000 cittadini, ne è totalmente sprovvisto.
Nella Circostanza –
concludono – si rammenta alla cittadinanza tutta che le proposte costituiscono l’ennesima richiesta di concreto intervento e di approfondita attenzione rivolta all’Amministrazione Comunale, in quanto il quartiere e le sue attività commerciali trainanti sono in totale agonia, mentre l’Amministrazione rimane latente.”

sabato 17 Novembre 2012

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Antonio Ferri
Antonio Ferri
11 anni fa

Sono un commerciante del quartiere libertà che resiste alla chiusura della sua attività, strozzato dalle tasse locali e nazionali, dalla concorrenza SLEALE e ILLEGALE della grande distribuzione ma in questi giorni vedo altri colleghi chiudere prima, dopo le 19,00 non cammina più nessuno, ed ho deciso di non aprire il pomeriggio, non si guadagna nemmeno le spese della corrente che paghiamo per dare luce e decoro al quartiere. In sicilia diverse centri commerciali hanno fatto il crack mettendo al buffo i fornitori, i dipendenti e lo stato e portando via gli incassi netti di un anno di vendita. Solo gli idioti non capiscono che è controproduttivo mettere nelle mani di pochi tanto denaro e potere. Se un iper guadagna per 100 negozi, paga le tasse e gli stipendi per 100 negozi? Sono contento fra l’altro che marchi prestigiosi come Divella, Barilla che correvano felici a svendere la merce agli iper ora vengono fatti fuori dai prodotti a marchio coop a prezzi bassi.