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Tragedia Costa Concordia, commozione e segreti svelati all’Hotel Boston

Miriami Maggi
I legali del Foro Barese: "Il naufragio non è solo colpa del comandante Schettino. Bisogna verificare le concause del sinistro"
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Noi non riusciamo più a dormire la notte, a lavorare e risalire su una nave, eppure siamo marittimi”. I qui pro quo della vicenda hanno fatto il giro del mondo, tante le critiche ed i giudizi paralleli, ma in pochi hanno saputo cogliere la “morte” negli occhi spenti, di chi, in realtà è sopravvissuto alla sciagura. Tre membri dell’equipaggio questa mattina, hanno raccontato gli attimi fatidici dello scampo. Con i lineamenti tesi e la commozione rotta dalla voce, hanno ripercorso quella inaspettata nottata di lavoro, perché salvare vite umane per loro non è stata solo etica e morale, bensì dovere.

Io avrei dovuto montare di guardia a Mezzanotte– racconta il tecnico di macchina Pasquale Monteleone ma avevo capito che era successo qualcosa ed io dovevo stare sempre a disposizione, così, mi sono vestito velocemente e mi sono affacciato. L’acqua  era tanta, saliva sempre di più e poteva scendere per le scale solo un sommozzatore… Ho aiutato circa 400 persone e sganciato ben 4 lance da solo ed ho anche avuto un trauma al ginocchio. Mi sono visto da solo, completamente da solo improvvisamente, così sono sceso anch’io”.

Gli avvocati baresi Romano e D’Amato, sono fermi nel citare Costa Crociere per chiedere nel maxiprocesso, un risarcimento del danno per oltre 3milioni di euro, contro l’irrisoria cifra di circa 10.000,00 che la medesima società ha utilizzato per tacitare tutti i membri dell’equipaggio. Il maitre Onorini, lo chef Colombo e il tecnico Monteleone sono gli unici rispetto all’intero equipaggio, a richiedere la rescissione contrattuale dell’accordo stipulato, che avevano peraltro inizialmente accolto.

Io ho accettato il denaro per pagare il funerale di mia moglie- spiega lo chef Leonardo Colombo- Non appena rientrato a casa incolume, ho raccontato gli eventi a mia moglie che già dal giorno della tragedia rifiutava cibo e acqua per lo spavento. Mia moglie aveva  un tumore ma nel rivivere le mie drammatici vicende, non ha resistito e, ricoverata la stessa sera, è deceduta alle prime ore del 16 Gennaio”.

L’esigenza del risarcimento da parte dei legali è accompagnata anche dalla priorità di individuare le vere cause dell’incidente. Non solo colpa del famigerato comandante napoletano bensì concause tecniche, ambientali e di sistema. Perché la Capitaneria di Porto di Livorno non ha visto la nave Concordia andare contro gli scogli e non l’ha fermata? Perchè in quell’area si sono verificati tanti incidenti, quasi inspiegabili, senza che i rilevatori elettronici provvedessero a segnalare gli ostacoli?

Ad oggi, le risposte aleggiano sul nuovo “triangolo delle Bermuda”, nelle mani colme di premi e gradi ispettivi, di coloro i quali erano al fianco di Schettino e nella voce di 32 vite sul fondo del mare.

giovedì 25 Ottobre 2012

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